Friday, March 28, 2008

Alitalia senza alternativa

Lasciamo perdere le idee campate in aria di cordate italiane! Alitalia ha un solo possibile partner, per evitare il fallimento, e si chiama Air France. Basti pensare al successo dei francesi nell'integrazione con KLM che, seppure non in condizioni cosi' disastrose come Alitalia, non se la passava poi tanto bene quando accetto' la fusione con Air France.

Un messaggio agli amici lombardi. Piantatela di fare le vittime su Malpensa. I primi responsabili del fallimento di Malpensa siete stati proprio voi, che non avete mai rinunciato a Linate e avete potenziato Orio al Serio! E poi, ditemi, perche' un torinese deve fare oltre 30km di strada statale per arrivare all'hub lombardo? O perche' un veneto dovrebbe farsi code da carneficina nella tratta da Brescia fino a Malpensa, solo perche' il vostro sistema di trasporti e' inadeguato?


Iniziate con un sano mea culpa e cogliete l'opportunita' di ridare slancio a Malpensa con i giusti investimenti. Vi ricordo che New York non ha un hub... e si sopravvive ugualmente.


Allego anche un articolo finalmente di buon senso pubblicato sul 24ore.


Alitalia-AirFrance: scelta dolorosa, ma senza alternativa

di Gianni Dragoni

È probabilmente la prima volta nella sua storia che la sofferente Alitalia si trova di fronte a un piano di ristrutturazione credibile. La garanzia migliore è data dai risultati positivi di Air France-Klm e dall'incremento dei profitti sprigionato dal 2004, quando c'è stata la fusione tra le due compagnie. È un piano meno doloroso di tanti altri, per quanto ci sia il sacrificio di posti di lavoro. Ci sono 2.120 esuberi, pari al 12% dell'intero organico di circa 17.500 dipendenti, ripartiti tra Az Fly (10mila addetti) e la società Servizi (7.400), che furono divise con lo spezzatino deciso nel 2004 e realizzato l'anno successivo con il piano Cimoli, quando al Governo c'era Silvio Berlusconi.

Nessuno rimarrà per strada, ha detto Jean-Cyril Spinetta. Per chi non potrà accedere ai benefici del pensionamento, è prevista la cassa integrazione, la mobilità e un'integrazione salariale con il piano sociale di Air France. Questi strumenti garantiranno per sette anni il 100% dello stipendio a chi perderà il lavoro. Sembra che nessun piano di ristrutturazione applicato non solo all'Alitalia, ma anche in altre aziende italiane, abbia mai offerto questo trattamento. L'altro punto di incertezza riguarda i 3.209 lavoratori dell'Alitalia Servizi che non verranno assorbiti in Fly, tra i quali c'è l'Atitech di Napoli: per loro c'è l'impegno a garantire appalti, e quindi lavoro, per almeno otto anni.

Eppure probabilmente questo piano e questa offerta, l'unica proposta di acquisto vincolante presentata da quando, 15 mesi fa, Prodi e Padoa-Schioppa hanno dato il via alla privatizzazione, non sono sufficienti a vincere la resistenza dei sindacati. C'è soprattutto l'opposizione dei piloti, irrigiditi per i 507 esuberi, accentuati dalla chiusura del cargo e forse indispettiti dalle concessioni ottenute dai confederali, ai quali è stato accordato il salvataggio di un migliaio di lavoratori in più di Az Servizi trasferiti nella Fly.

L'altro capitolo doloroso è il ridimensionamento di Malpensa, sul quale Spinetta non è arretrato di un metro, per le ingenti perdite causate dal sistema di rete su Malpensa, circa 200 milioni all'anno. Il piano conferma che il gruppo delle tre compagnie avrà tre hub, Parigi, Amsterdam e Roma Fiumicino. Da Roma, appena le condizioni di mercato lo permetteranno, potranno essere riaperte le rotte verso Shanghai, Washington e Montreal. Milano è clasifficato come "importante gateway", una porta d'ingresso. Questo lascia scontenti molti imprenditori e politici del Nord, ma per Spinetta è un punto non soggetto a trattativa.

Con il piano Air France, Alitalia finisce in mani solide, ma dimagrisce a poco più di una compagnia regionale: la flotta passeggeri scende da 174 a 137 aerei (esclusa Volare), dei quali solo a 20 a lungo raggio. Lo sviluppo del lungo raggio riprenderà lentamente nel 2010, un aereo in più all'anno fino al 2018 (Boeing 777), «qualora le condizioni di mercato lo consentissero», avverte però Spinetta. Invece lo sviluppo della flotta a medio raggio (che perderà 16 Md80 e 18 aerei regionali tra Atr72 e Embraer) «sarà probabilmente inferiore a causa della crescente concorrenza dei vettori low cost e dell'alta velocità su rotaia», dicono i francesi.

Insomma, l'Alitalia deve diventare più piccola per diventare sana. È questa la prospettiva cui sono messi davanti i sindacati nella difficile trattativa che riprenderà lunedì 31 marzo. L'alternativa non è l'arrivo di un partner che offra condizioni migliori, non si scorgono veri pretendenti all'orizzonte, ma sarebbe il fallimento e quindi un ridimensionamento ancora maggiore dell'atività e dell'organico.

1 comment:

Anonymous said...

per caso ho scoperto questo blog di un piemontese di To?, a NY complimenti!!!un futuro trader del Pit!