Friday, September 14, 2007

Alitalia - Malpensa - Ryanair

Devo ammettere che mi lascia alquanto perplesso quanto sto leggendo in questi giorni sui giornali italiani. Possibile che la nostra Nazione pur di difendere tesi utopiche, sia disposta a sacrificare il proprio sviluppo economico, unica speranza che abbiamo di provare a risolvere i problemi che affliggono il paese?

Prima ho letto che Alitalia vuole ridurre la sua presenza a Malpensa, per concentrarsi su Fiumicino. Alcune domande che dovremo porci. Chi genera un maggior giro d'affari, l'utenza business o quella per turismo? Visto che si vuole sacrificare Malpensa, per facilitare i flussi turistici, cosa succedera' all'utenza business? Non succedera' forse che svariate compagnie si impegnaranno a garantire connessioni dirette con il nord Italia, togliendo ancor piu' traffico ad Alitalia? Non servirebbe un impegno deciso a migliorare i collegamenti con Malpensa e rendere l'aeroporto piu' efficiente?

Preferisco non rispondere in questo momento alle domande, che ho sollevato, e lasciarvi riflettere sulle implicazioni che le risposte a quelle domande possono avere, nella buona come nella cattiva sorte.

Vi lascio invece con un articolo di Giavazzi, dal CorSera di oggi, che secondo me ben presenta la situazione, citando anche alcune saggie considerazioni del Ministro dell'Economia.

Gli irlandesi in lista d'attesa
Il governo e il futuro dello scalo lombardo
di Francesco Giavazzi

«I britannici esulterebbero se a Wimbledon vincesse di nuovo un inglese, dopo decenni; ed esulterebbero i produttori britannici di racchette (se ancora ve ne fossero) se tutti i partecipanti al torneo usassero solo racchette made in England. Ma qualora il governo britannico manovrasse a tali fini premi di ingaggio ai giocatori, scelta degli arbitri, sorteggio dei turni, tifo del pubblico, il torneo scomparirebbe dal calendario dei veri campioni, dei programmi televisivi e dai bilanci pubblicitari. Una perdita netta per la Gran Bretagna». Così scriveva il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa su queste colonne il 14 luglio 2005. Ryanair gli offre oggi l'occasione di realizzare questo progetto... e così, paradossalmente, di contraddirsi quando sostiene che «Scrivere sui giornali è facile ma l'amministrazione dello Stato è una cosa seria». La vicenda di Alitalia è un esempio illuminante dei disastri che può fare la politica quando si sostituisce agli imprenditori privati. Quindici anni fa Alitalia era un'azienda ambita, soprattutto dalle compagnie aeree orientali che cercavano un hub europeo. Non se ne fece nulla. L'elenco di chi si oppose alla privatizzazione è lungo: i sindacati dei dipendenti (e si può capire), politici abituati a spartirsi non solo i posti in consiglio di amministrazione ma giù giù fino ai direttori degli uffici acquisti, e anche l'azionista del tempo, l'Iri di Romano Prodi, che asseriva: «Prima valorizzare, poi vendere». Si è visto.

Da allora su 15 bilanci Alitalia ne ha chiusi in attivo non più di due. Se non è ancora fallita è solo grazie al denaro che i contribuenti hanno versato, un aumento di capitale dopo l'altro. Oggi la storia si ripete. Dopo aver indetto un'asta per vendere l'azienda — e averla mandata a vuoto — che ha fatto il governo? Ha affidato Alitalia ad un manager dell'Iri, Maurizio Prato, con il compito di preparare un piano industriale per valorizzarla. Nel frattempo l'azienda continua a perdere 40-50 milioni di euro al mese. Dieci anni fa trascorrere una giornata a Londra era un privilegio dei benestanti. Il prezzo del biglietto era proibitivo e coloro che non abitavano nelle grandi città dovevano lasciare il lavoro cinque ore prima del volo. Ryanair porta a Londra da Brindisi e da Montichiari con poche decine di euro. Oggi la compagnia irlandese chiede alla Sea (l'azienda che gestisce gli scali aerei della Lombardia) di poter acquistare 50 slot tra Malpensa e Orio al Serio per aprire nuove rotte europee e collegamenti tra Milano e il Mezzogiorno. Offre di investire un miliardo di euro. Le rotte intercontinentali sono per ora escluse, verranno il giorno in cui la liberalizzazione aprirà i voli transatlantici alle compagnie low cost. Ma per farlo Ryanair chiede di poter acquistare slot pregiati, non gli scarti di Alitalia. Chiede anche che Malpensa raggiunga livelli di costi ed efficienza simili a quelli di altri aeroporti europei dai quali è ancora distante. Che faranno il governo e gli enti pubblici della Lombardia? Continueranno a proteggere i dipendenti di Sea e quelli di Alitalia, che poveri certo non sono, e i molti parassiti che vivono alle spalle dell'azienda fornendo servizi a prezzi fuori mercato. Oppure faranno finalmente «qualcosa di sinistra»?

Sunday, September 09, 2007

Un po' di vela

Dopo svariati secondi posti nelle regate, seppur poche (causa lavoro), a cui ho partecipato durante l'estate, finalmente e' arrivato un successo, direi ampiamente meritato. A bordo di Dybbuk, un 28 piedi molto bello disegnato dagli stessi cantieri che negli anni '70 disegnavano i 12m per la Coppa America, abbiamo dominato partenza, bolina e poppa, vicendo tutte e 3 le gare in programma oggi e aggiundicandoci il trofeo, messo in palio dal nostro yacht club. Non sto ad annoiarvi con le mie storie veliche, per cui vi lascio con la foto della premiazione.


Un abbraccio,

il Vostro bugia nén

Saturday, September 08, 2007

Guida culinaria - Capitolo IV

Essendo appena ritornato a New York, mi pare opportuno esordire con un post culinario. Oggi parlero' di un altro dei ristoranti dove mi reco piu' di frequente: Gennaro, su Amsterdam Ave, tra la 92a e 93a strada.

Come potete ovviamente intuire dal nome, il ristorante e' italiano, gestito da italiani... cosa sempre piu' rara qui a New York. Il posto e' grazioso, anche se parecchio affollato. Ma questa e' indicazione della qualita' delle cucina.

Personalmente mi piacciono molto gli antipasti. Qui si puo' spaziare dalla pasta e fagioli, ai calamari alla griglia, al carpaccio di manzo e Grana. Per le portate principali potete farvi conquistare da svariati tipi di pasta, oppure un fantastico stinco di agnello.

Io personalmente mi lascio sempre conquistare dalle specialita' del giorno. La ragione? Ovvio, no? I piatti del giorno sono quelli preparati con quanto ricevuto in giornata, quindi sono piu' freschi e poi, in questo modo, si evita di mangiare sempre le stesse cose... e questo succede quando andate nello stesso posto troppo spesso!

Devo ammetterlo, questo posto mi aggrada, perche' non e' il classico ristorante italiano. Mi ricorda piu' la cucina casalinga, semplice, ma ben presentata. Insomma e' un piacere passare una serata da Gennaro.

Servizio: 3.5 stelle, cibo: 4.5 stelle, carta dei vini: 3.5 stelle - totale 4 stelle.

Monday, September 03, 2007

Peru - la gente

Come promesso, alcune foto di quotidianita' andina: scene di mercato, folklore e semplice spaccato quotidiano. Spero vi piacciano.

il Vostro bugia nén

un po' di riposo dopo una lunga giornata al mercato

setacciamento del frumento, per separare i chicchi dal resto della spiga

dopo il mercato... inizia il lungo ritorno dalla citta' verso la propria casa sulla montagna














bimbi del popolo Uros, gli abitanti delle isole galleggianti sul lago Titicaca














Folklore a Yanque, nel Canyon del Colca





... verso casa con il lama

tessendo per i turisti

con un agnellino in braccio

Sunday, September 02, 2007

Peru - il viaggio - da 0 a 5000m di altitudine e ritorno - Parte II

Gli ultimi 3 giorni sono in continua discesa... altimetrica, ovviamente! Dal Colca risaliamo ai 5000m del passo andino e puntiamo il nostro fuoristrada verso i tre vulcani che circondano Arequipa: Chachani, Misti e Picchu Picchu. La visita piu' interessante e' al monastero di Santa Catalina, una vera e propria citta' nella citta'.















giochi di luce dalle vetrate del refettorio


Da una vallata fertile come quella di Arequipa, a circa 2300m di altitudine, il nostro cammino ci riporta verso il mare ed un territorio particolarmente arido. Questo, pero', non ha impedito alla vita umana di svilupparsi: infatti sulla cordigliera ci sono molti corsi d'acqua, che scompaiono sotto terra in questo deserto, per riaffiorare vicinissimi al mare. La cultura Nazca ha saputo trovare l'acqua nelle sue faglie sotterranee e creare un sistema di acquedotti, ancor oggi usato, per coltivare parte di questo territorio arido ed inospitale. Insomma, non solo le enigmatiche linee, ma anche capacita' ingegneristiche e talento artistico nel vasellame... qui abbiamo conosciuto un simpatico signore, di discendenze italiche, spagnole e andine, che ci ha fatto apprezzare l'antica tecnica della lavorazione dell'argilla, per la produzione dei vasi Nazca.

Ad ogni modo, la cosa piu' bella rimangono le famose linee e figure ricavate sulla pianura desertica della zona. Abbiamo effettuato il sorvolo in aereo... certo, con luce molto intensa non sono facilissime da vedere, ma il filmato del colibri e' venuto particolarmente bene.


Linee di Nazca - il colibri

Il mistero sulle linee rimane ancora grande... di certo non si puo' rimanere indifferenti di fronte all'ennesima prova di capacita' dell'uomo.

E ora veniamo alla parte piu' triste del viaggio... la testimonianza della distruzione causata dal terremoto nella zona di Pisco-Paracas-Ica. Qui, come in altri spezzoni di questo racconto, preferisco lasciar spazio alle immagini, piuttosto che alle parole: se le linee di Nazca o Macchu Picchu sono simbolo della capacita' umana di modellare la natura a proprio uso ed interesse, queste immagini ci ricordano che Madre Natura e' sempre piu' forte di noi.














faglie apertesi sulla costa...












... e la distruzione in citta'


Con questo finisco la descrizione del viaggio. Nel prossimo post aggiungero' foto del popolo andino, che ho scattato nella varie zone visitate.

Rimanete sintonizzati,
il Vostro bugia nén

Peru - il viaggio - da 0 a 5000m di altitudine e ritorno - Parte I

Sono or ora di ritorno da 3 settimane in giro per il Peru: un paese magnifico, dai mille climi, colori e cibi, nonche' culla di civilta' che hanno prodotto Macchu Picchu e le linee di Nazca... tanto per citarne un paio.


Tutto ha inizio il 15 agosto, con una spiacevole sorpresa, poco prima dell'arrivo a Lima un violento terremoto si abbatte su Pisco (200km a sud di Lima), mietendo un migliaio di vittime e radendo al suolo buona parte del paese e della zona circostante. Pisco dovrebbe essere l'ultima tappa del nostro giro, dopo quasi 20 giorni di viaggio, ma dobbiamo passare da li' per iniziare il lungo cammino sulle Ande, che ci portera' a Cuzco (l'ombelico del mondo in linqua Quechua), l'ex-capitale dell'impero Inca e base di parte per le escursioni verso Macchu Picchu.

La nostra prima tappa, dopo Lima, e' la citta' di Ayacucho, citta' importante sia in periodo preincaico (culla della civilta' Wary), che in periodo colonico, visto che qui vicino i Libertadores, guidati da Bolivar e San Martin ottengono la vittoria sugli spagnoli, che sancisce l'indipendenza del Peru, nel 1835. L'arrivo ad Ayacucho, il 17 agosto, risulta particolarmente faticoso, a cause delle frane dovute al terremoto, come potete vedere qui sotto.


Il 19 ripartiamo alla volta di Andahuyllas, tappa intermedia per Cuzco, oltre 250km di sterrato. Tra lama, alpaca, bovini vari, sempre ad un'altitudine superiore ai 2500m, non manca di incontrare un bus per trasporto locale e un'oasi fluviale, in una zona a dir poco arida. Il 20 e' ancora tappa di avvicinamento alla zona Inca, oltre che di acclimatamento alla quota... arrivati a Cuzco, in serata, ci troviamo gia' a 3400m sopra il livello del mare... ma stoicamente non ci serviamo degli aiuti, tipo mate de Coca! A dir la verita', io il mal d'altitudine non l'ho proprio sofferto, neanche quando siamo arrivati a 5000m.

Il 21 iziamo la parte archeologica del nostro giro, visitando le 4 rovine di Sacsayhuaman, la collina di Cuzco. Qui si inizia a comprendere appieno il senso della cultura inca, tutta incentrata sul mondo sotterraneo (a cui si associa il serpente), il mondo terreno (il puma) e il cielo (il condor - l'uccello simbolo della liberta' andina).

il tempio del sole a Sacsayhuaman

Purtroppo la conquista spagnola a spazzato via, quasi interamente ogni altro resto inca nel centro di Cuzco, conservando solo le classiche mura degli edifici a sezione trapezoidale, e qualche traccia del grande tempio del sole e della luna (Qorikancha), all'interno del chiostro del convento di San Domenico.

Da qui inizia la nostra ascesa verso Macchu Picchu, percorrendo il Valle Sagrado degli Inca, sulle sponde del fiume Urubamba. Qui ci imbattiamo in saline di salgemma di epoca inca, ancor oggi utilizzate dalla popolazione locale... ma quello che piu' affascina e' senz'altro il paesaggio. Qui stiamo passando dalla montagna andina, un po' arida, a meno di interventi umani, alla foresta alta (infatti proseguendo oltre Macchu Picchu si finisce in zona amazzonica).












km 82 - l'inizio del cammino Inca


E poi, come per magia, ecco apparirci dinanzi agli occhi, all'alba, Macchu Picchu, la citta' perduta degli Inca.

La cittadella vista da Inti Punku (la porta del sole)...














...e l'ultimo tratto del cammino Inca, per entrare a Macchu Picchu


Non credo che le mie parole possano rendere omaggio, piu' delle foto, alla bellezza magnetica ed enigmatica di questo luogo.

A ritmo serrato, facciamo ritorno in vallata, con il treno delle Ande, e visitiamo la fortezza di Pisac. Spettacolare per l'immensita' dei terrazzamenti costruiti dagli Inca sulle falde della montagna e per gli effetti di luci e colori nelle gallerie di comunicazioni tra i vari quartieri della fortezza.














Una nuova sosta a Cuzco e' d'uopo per riposare un pochino le membra e preparsi ad una 4 giorni a 4000m e oltre (Titicaca e Canyon del Colca).

Il viaggio da Cuzco a Titicaca, riserva la sorpresa del grande altipiano centro-andino: lo sguardo si perde in una pianura arida a oltre 4000m, contornata da picchi di oltre 5000m. Per chilometri non si vede traccia umana, se non fosse per la ferrovia che porta a Puno, sul lago.















A meta' strada, non puo' mancare la sosta pranzo, nella cittadina di Ayaviri, dove il Vostro si cimenta nella degustazione del Kankacho (pecora al forno e patate disidratate) al banchetto di Doña Julia, che serve porzioni da 5 o 8 soles... ovviamente io sono andato per quella da 8. Ma c'era da chiederselo?



Quasi dimenticavo... ovviamente si pasteggia ad Inca Kola, la bevanda piu' consumata nel Peru, dal colore giallo e dal gusto di bubble gum!

Di Titicaca si potrebbe dire molto e potrei sommergervi di foto, ma preferisco essere sintetico e lasciarvi con un paio di chicche. Il posto e' assolutamente da visitare se fate un giro in Peru.











lo spettacolo dell'alba


Questo mare di cobalto a 4000m riserva grandi emozioni e poi non si puo' non fare un salto alle isole galleggianti degli Uros, isole letteralmente costruite su canna totora, che richiedono di essere continuamente lavorate per evitare che sprofondino o marciscano.


Lasciato Titicaca, il nostro fuoristrada si inerpica ancora piu' in alto, ritornando verso la costa, per raggiungere i 5000m di altitudine... l'aria, vi assicuro, e' sensibilmente piu' sottile a quest'altezza e occorre respirare profondamente, per raccogliere quanto piu' ossigeno possibile.












la lapide non mente... 4910m sopra il livello del mare, ma sono sempre in t-shirt


... il cartello ci informa di far attenzione al passaggio dei lama!

Il 28 agosto e' finalmente l'ora di preparare gli obiettivi e dimostrare di saperci un pochino fare con la macchina fotografica: siamo alla Cruz del Condor, nel Canyon del Colca, luogo ideale per l'avvistamento dell'uccello simbolo della liberta'.






















Dopo oltre 2 ore e mezza e oltre 70 foto, con la schiena un po' acciaccata, per le posizioni assurde che ho dovuto tenere per scattare, si torna in albergo a riposarsi.