Altro giro sugli Appalachi... questa volta si tratta dell'annuale carnevale sulla neve organizzato dalla Tuck Business School, dell'Universtita' di Dartmouth. Venerdi' si parte da New York, a bordo del solito mega SUV americano, destinazione Hanover, piccola cittadina tra il New Hampshire e il Vermont, circa 4 ore d'auto dalla Grande Mela. Il posto e' molto carino, classico stile New England: quasi tutti gli edifici hanno un piccolo campanile e una cupoletta, anche i centri commerciali. Il posto e' molto accogliente e la vita senz'altro scorre molto piu' tranquilla e rilassata che non a New York... non a caso la percentuale di bambini ha dell'incredibile, segno che, forse, qui non ci sono molti divertimenti e quindi...
La scuola e' molto rinomata, pero', detto francamente, non riuscirei a passare qui i due anni di master. Per carita', in inverno potrei sciare praticamente tutti i giorni, ma, a parte questo... mi conosco e ho bisogno del "delirio" delle grandi citta'.
L'albergo dove soggiorniamo non e' super accessoriato come quello di Stowe, ma comunque accogliente. La prima serata la passiamo a Whaleback, poche miglia da Hanover, alla partenza degli omonimi impianti di sci. C'e' una band rock che suona live, molto bravi, e birra gratis a volonta' per gli sciatori. Non possiamo pero' fare tanto le ore piccole, visto che al sabato abbiamo la gara.
La sveglia arriva, come ai vecchi tempi delle gare, assai presto, intorno alle 6.30. Veloce vestizione, fuori fa un freddo polare. Dall'albergo al Dartmouth Skiway (le cadregovie non mancano neppure qua!), localita' dove si tiene la gara, ci sono circa 20 miglia. Dopo il ritiro pettorale, facciamo una ricognizione del tracciato... un gigante un po' strettino per i miei gusti e per i miei sci (ne servirebbe quasi in paio da slalom!). Ci sono circa 200 atleti e parto intorno al novantesimo, per cui, con i miei compagni di Columbia, ci dirigiamo a fare una lauta colazione. Verso le 10.30 arriva il mio turno di garaggiare. Sono anni che non faccio pali, ma, diciamo non ho dimenticato tutto. Supero il tratto ripido ed angolato, pennellando le curve, tanto che sul piano arrivo con molta velocita', lascio scivolare gli sci, senza strafare, cambio di pendenza con classico angolo infame, tanto per facilitare gli errori, ma prendo il mio giusto spazio, sul palo ho gia' completato la curva e il resto del muro me lo bevo come nulla fosse. Sul traguardo sono nei primi dieci... non male, visto il mio ginocchio gigio.
Mi posso dedicare ad un po' di sciata libera con Alex, mio compagno di corso romeno, cresciuto sui Carpazi, per cui, anche lui, esperto sciatore. Incontro anche un indigeno, che, quando scopre che sono italiano, mi chiede se conosco Bardonecchia! Diciamolo pure, mi sono illuminato d'immenso. Non solo la preferisce a Sestriere, ma dice che e' uno dei posti piu' belli dove e' stato a sciare... e si ricorda di orde di ragazzini vestiti di rosso, che formavano un serpentone sulle piste bardonecchiesi, seguendo gli allenatori... i diavoli rossi dello sci club. Magari uno di quei ragazzini, che lui aveva visto anni fa, ero proprio io.
Dopo pranzo ci attende la seconda manche. Scio di nuovo molto bene il muro iniziale, ma sbaglio da pivello sul piano, per cui perdo alcune posizioni, retrocedendo alla quindicesima... vabeh, capita, ma mi sono divertito molto. Ritornato in albergo, mi attende una sana pennica, doccia e via per la cena di chiusura a Whaleback, a base di lasagne in stile Vermont e verdura... diciamo che ho mangiato di meglio! Dopo cena, premiazioni, canti e balli... peccato, che si debba gia' tornare a New York. Poco importa, tanto tra una settimana sono in Italia, per cui, qualche sciata non me la toglie nessuno.
il Vostro bugia nén
La scuola e' molto rinomata, pero', detto francamente, non riuscirei a passare qui i due anni di master. Per carita', in inverno potrei sciare praticamente tutti i giorni, ma, a parte questo... mi conosco e ho bisogno del "delirio" delle grandi citta'.
L'albergo dove soggiorniamo non e' super accessoriato come quello di Stowe, ma comunque accogliente. La prima serata la passiamo a Whaleback, poche miglia da Hanover, alla partenza degli omonimi impianti di sci. C'e' una band rock che suona live, molto bravi, e birra gratis a volonta' per gli sciatori. Non possiamo pero' fare tanto le ore piccole, visto che al sabato abbiamo la gara.
La sveglia arriva, come ai vecchi tempi delle gare, assai presto, intorno alle 6.30. Veloce vestizione, fuori fa un freddo polare. Dall'albergo al Dartmouth Skiway (le cadregovie non mancano neppure qua!), localita' dove si tiene la gara, ci sono circa 20 miglia. Dopo il ritiro pettorale, facciamo una ricognizione del tracciato... un gigante un po' strettino per i miei gusti e per i miei sci (ne servirebbe quasi in paio da slalom!). Ci sono circa 200 atleti e parto intorno al novantesimo, per cui, con i miei compagni di Columbia, ci dirigiamo a fare una lauta colazione. Verso le 10.30 arriva il mio turno di garaggiare. Sono anni che non faccio pali, ma, diciamo non ho dimenticato tutto. Supero il tratto ripido ed angolato, pennellando le curve, tanto che sul piano arrivo con molta velocita', lascio scivolare gli sci, senza strafare, cambio di pendenza con classico angolo infame, tanto per facilitare gli errori, ma prendo il mio giusto spazio, sul palo ho gia' completato la curva e il resto del muro me lo bevo come nulla fosse. Sul traguardo sono nei primi dieci... non male, visto il mio ginocchio gigio.
Mi posso dedicare ad un po' di sciata libera con Alex, mio compagno di corso romeno, cresciuto sui Carpazi, per cui, anche lui, esperto sciatore. Incontro anche un indigeno, che, quando scopre che sono italiano, mi chiede se conosco Bardonecchia! Diciamolo pure, mi sono illuminato d'immenso. Non solo la preferisce a Sestriere, ma dice che e' uno dei posti piu' belli dove e' stato a sciare... e si ricorda di orde di ragazzini vestiti di rosso, che formavano un serpentone sulle piste bardonecchiesi, seguendo gli allenatori... i diavoli rossi dello sci club. Magari uno di quei ragazzini, che lui aveva visto anni fa, ero proprio io.
Dopo pranzo ci attende la seconda manche. Scio di nuovo molto bene il muro iniziale, ma sbaglio da pivello sul piano, per cui perdo alcune posizioni, retrocedendo alla quindicesima... vabeh, capita, ma mi sono divertito molto. Ritornato in albergo, mi attende una sana pennica, doccia e via per la cena di chiusura a Whaleback, a base di lasagne in stile Vermont e verdura... diciamo che ho mangiato di meglio! Dopo cena, premiazioni, canti e balli... peccato, che si debba gia' tornare a New York. Poco importa, tanto tra una settimana sono in Italia, per cui, qualche sciata non me la toglie nessuno.
il Vostro bugia nén
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