Friday, December 22, 2006

Buon Natale!

Lo so, lo so e' un'infinita' di tempo che non mi faccio piu' vivo... ebbene sono stato presissimo con lo studio e il tentativo di trovare un'offerta di lavoro che mi aggradi per l'estate.

Ora sono in aeroporto, al JFK, e ho deciso di scrivere per dirvi che ci sono ancora e che sto per rimettere piede in suolo patrio.

Qui a NY fa ancora caldo, infatti giro sempre con la giacchetta autunnale e oggi, che mi sono messo il cappotto in previsione di un clima un po' piu' rigido a Torino, ho fatto una sauna spettacolare!

Da quando vi ho scritto l'ultima volta non ho fatto altro che studiare, essere invitato a cene varie con i vari banchieri di Wall Street... devo dire che avere lavorato per una venerabile istituzione come JPMorgan aiuta, direi quasi che sono piu' loro a cercare me che il contrario. Ad ogni modo, mi pare che ci siano delle buone prospettive per l'estate... magari riesco anche a lavorare fin da subito in ristrutturazione, che, in fondo, e' quello che mi interessa di piu'. Ho conosciuto alcuni professionisti veramente eccezionali, da cui posso imparare molto.

Nel frattempo ho dato 6 esami in 8 giorni (includendo il sabato e la domenica, in cui chiaramente non ci sono esami) e sono veramente stanco. Di cinque ho gia' il risultato e, inutile dirlo, sono andati alla grande! Che volete, mi conoscete, sono un po' nerd, per cui non mi mazziate per essere semplicemente il solito Marco...

Ieri ho finalmente avuto modo di andare in giro per New York e godermi lo spettacolo natalizio. Mai visto esagerazioni come quelle americani. Il negozio di Cartier sulla quinta sfoggiva una decorazione con un mega cofanetto porta anello della dimensione di oltre un metro, che si apre e sfoggia una riproduzione di anello con diamante... priceless, oltre che super pacchiano! Ma che ci volete fare, sono americani e non dominano certo in quanto a stile. Non a caso infatti il tratto piu' bello della quinta strada e' il regno dei maestri del bon ton e del lusso, cioe' gli stilisti italiani!

Strepitoso, invece, l'albero di Natale di oltre 7 piani al Rockfeller Center, con la piccola pista di pattinaggio dove si affollano migliaia di visitatori nella vana ricerca di un biglietto per poter pattinare pure loro sotto a questo meraviglioso segno di opulenza e, perche' no, di gioia natalizia!

Adesso mi tocca prendere l'aereo, per cui vi lascio con il mio piu' caloroso augurio di un Felice Natale a tutti quanti e nei prossimi giorni, prometto di fare un resoconto un po' piu' preciso di questi ultimi due mesi "infernali"!

il Vostro bugia nén

Monday, October 30, 2006

Un tranquillo weekend al calduccio

Weekend a Miami... rilassarsi dopo gli esami di meta' semestre. Siamo arrivati venerdi' a pranzo. L'impatto e' stato spettacolare, temperatura intorno ai 28 gradi, ventilato... cosi' via la giacca, via il maglioncino e scivoliamo subito in un paio di bermuda, infradito e polo. Di corsa in spiaggia a godersi un po' di sole e di riposo. Alla sera ci avventuriamo in un paio di locali negli alberghi su Ocean Drive... sperimentiamo lo Shore Club e il Delano. Non male, ma siamo troppo stanchi per rimanere a lungo! Io almeno ho una settimana di sonno da recuperare e il clima si concilia con la mia stanchezza.

Sabato mattina la sveglia e' a base di acquazzone. Dopo un po' di indecisione ci convinciamo ad andare ad affittare un'auto e fare un giro alle Keys. Dopo un paio di ore di viaggio, un milione di semafori e svariati tamponamenti, a cui abbiamo assistito, causa l'asfalto viscido per le ultime gocce di pioggia, arriviamo a Islamorada, cittadina situata su Upper Matecumbe Key. Qui ci fermiamo in un locale chiamato Smuggler's Cove (il Covo dei Contrabbandieri), che lascia ben intuire quale fosse l'attivita' principale di queste isole nel 1600-1700.

Ordiniamo un giro di birre, tanto c'e' l'happy hour, prendi due paghi uno... ma proprio uno, nel senso che un boccale di birra costa un dollaro! Cosa che a New York te la sogni e fa paurosamente invidia a Londra, dove pure la birra e' l'unico prodotto a costare poco. Fausto e Giacomo si fanno catturare dall'odorino di cibo e vorrebbero mangiare uno stuzzichino. Come dar loro torto? Sono le 17, ci starebbe benissimo una merenda sinoira! Risultato, ci abbuffiamo di granchi e frutti di mare. L'operazione puo' risultare un po' laboriosa e abbiamo fatto un discreto macello, dunque mi limito a riportare per iscritto e non far vedere il boiaio che abbiamo combinato! Come sempre, sembrava che non avessimo mangiato negli ultimi due mesi... la cassiera, una simpatica vecchina, continuava a venire a vedere, perche', un po' come S. Tommaso, non credeva a quello che vedeva. I nostri vicini di tavolo ad uno ad uno si sono allontanati, temendo che una martellata sbagliata alla corazza di un granchio finisse per farne precipitare una chela nei loro piatti! Che uomini di poca fede, neanche avessimo fatto tutto sto casino. Ci siamo limitati a farlo solo sul nostro tavolo... ma temo fosse piu' che sufficiente.

Belli sazi, risaliamo in macchina e, col sole che tramonta, immergendosi nel mare smeraldo di questa zona, ci rimettiamo in marcia verso Miami Beach. Il viaggio viene allietato da improbabili racconti di Lello, che cerca di ricordare una puntata del telefilm Quincy (quello del medico legale pignolo), che evidentemente l'aveva cosi' colpito da avergli lasciato un ricordo assolutamente frammentario. Finiamo cosi' per parlare delle magnifiche perle degli anni '80: l'A-Team, Magnum PI, La Signora in Giallo (sempre lei, evidentemente non ero il solo a vederla su RaiUno quando tornavo a casa per pranzo), Happy Days e quant'altri! Le bischerate, come sempre si sprecano, ma almeno la guida risulta piu' piacevole e per le 21 siamo al nostro albergo.

Prima di recarci in disco per la festa di Halloween, Lello decide di deliziarci con un'altra delle sue chicche e anche se l'argomento non e' molto elegante... mi pare che meriti di essere citato comunque. Si parla di avventure piccanti e viene fuori che una delle cose piu' strane e' farlo con una tipa che si mette le gambe dietro la testa (qualcuno sa a chi mi sto riferendo!... e tanto per tranquillizzare tutti quanti, non sono io il fortunato partner della fanciulla). Fatto sta che mentre si racconta questa cosa, Lello, out of the blue, ci dice che lui in passato lo sapeva fare! Basiti, ci voltiamo e, nel mio piu' candido stupore: "ma che diavolo stai dicendo Lello?"... "Si' si' anch'io qualche anno fa riuscivo a mettermi le gambe dietro la testa". Inutile dire che noi avevamo gia' pensato il peggio e che ovviamente da quel momento Lello si e' meritato, con voto unanime di tutti i presenti, di finire sui nostri vari blog.

La domenica l'abbiamo passata sul lungomare, fino a che non ci e' stato ricordato che si doveva andare all'aeroporto per tornare a New York. Quasi quasi, quando mi sono svegliato stamani, mi sembrava fosse stato tutto un sogno... poi l'abbronzatura mi ha confermato che, invece, ero proprio stato a Miami...

il Vostro bugia nén

Tuesday, October 17, 2006

Spaccati di vita (stra)ordinaria

E' un po' che non scrivo e ho da raccontarvi molte cose, ma, non avendo il tempo materiale per riportare su tutto, ho deciso di selezionare gli eventi piu' significativi... dunque, di seguito, troverete spaccati di vita (stra)ordinaria.

Inizio dal racconto piu' ordinario. Quanti di noi nella vita hanno avuto di che ridire della mensa scolastica o aziendale? Credo piu' o meno tutti... fino a che non mi sono trasferito qui, avevo gli incubi sulla mensa di Aldermanbury (i miei ex-colleghi sanno di cosa sto parlando), ma credetemi c'e' di peggio. Il cosiddetto Uris Deli (dove deli sta per delicatessen e dovreste facilmente capirne tutti il significato) altro non e' che la mensa della business school di Columbia... e' orrenda. Chi gestisce il catering e' un becero! I panini sono sostanzialmente pietosi, vendono sushi che sembra baccala' e non hanno neanche i bastoncini per mangiarlo... che senso ha avere cibo giapponese se poi non ci sono i bastoncini per mangiare alla giapponese? Come se questo non bastasse, il caffe' e' la peggior acqua sporca che vi possiate immaginare e, se per caso pensate di riscaldarvi la piadina che avete appena comprato a base di swiss cheese e di tonno mediterraneo (ma non si sa bene da dove entrambi i prodotti veramente provengano), beh, vi si presenta una griglia che pare non essere stata pulita da quando e' stata acquistata qualche anno fa!

Il nostro prof. di Corporate Finance, Ken Ayotte
, ne e' un convinto oppositore. Non manca occasione in classe, in cui non critichi la mensa! Da esperto di bancarotta e ristrutturazioni, sa bene cosa sia il concetto di distruzione di valore e continua a ripeterci, come parte della didattica, che Uris Deli e' un ottimo esempio di tale concetto. In una situazione del genere compito del management e' semplicemente quello di restituire denaro agli azionisti e chiudere i battenti. Come non dargli ragione? Colti da compassione, ieri, gli abbiamo regalato la tessera fedelta' di Hamilton Deli, la mensa di Warren hall, l'altro edificio della business school, dove si mangia molto meglio! Unico difetto, proprio perche' la qualita' e' migliore, non crediate di arrivare alla mezza e di riuscire ad ottenere il vostro panino o la vostra insalata in meno di 20 minuti. La coda e' semplicemente monumentale... si rischia di stare in coda per strada. Prendendo a prestito altre nozioni di corporate finance... la qualita' ha un costo! Senz'altro non farete coda a Uris per acquistare il pranzo o un caffe'.


Ora passo ad una storia veramente incredibile. Ieri sera e' venuto a tenere una conferenza un certo
Bill Browder, co-fondatore di Hermitage Capital Management, hedge fund che opera sul mercato russo. Anzi, ne e' il piu' grande investitore estero, con circa 3 miliardi di dollari. La performance del fondo e' stellare +2550%, si' si' avete capito bene. Se avete investito 1 dollaro nel fondo alla sua apertura nel 1996 oggi ne avreste 26.50!


Il personaggio e' veramente eccentrico. Una breve biografia e' necessaria per spiegare come e' arrivato a mettere su il fondo. Dopo un MBA a Stanford a fine anni '80, Mr. Browder ha iniziato a lavorare come banker per Solomon Barney a Londra, occupandosi di est Europa, appena emersa dal crollo del muro di Berlino, dalla dissoluzione dei regimi comunisti e dalla fine del Patto di Varsavia. Nessuno pareva occuparsi della Russia e quindi, vuoi per necessita' di sopravvivenza, vuoi per acume nel comprendere le potenzialita' del mercato, si ritrova ad assumere il ruolo di banker per la Russia di Solomon Barney. Durante una consulenza ad una societa' che si occupava di pesca oltre il circolo polare artico, viene a conoscenza di quello che sta succedendo in Russia. Sostanzialmente il governo stava cercando di sviluppare attivita' capitalistiche, inesistenti sotto il regime sovietico, per cui distribuiva certificati, simili a titoli azionari, ad ogni cittadino, svendendo sostanzialmente l'intero sistema economico russo. La consulenza consisteva infatti nel valutare il vero valore del business in questione per suggerire al managment se acquistare dallo stato per pochi milioni di dollari un'attivita' che sulla carta valeva almeno un miliardo.


In poche parole il governo stava distribuendo al popolo russo il 30% dell'economia russa ad un valore di circa 3 miliardi di dollari. Ossia valutava l'economia russa 10 miliardi... dissestata fin che si vuole, l'economia russa ne valeva senz'altro di piu'! Basti pensare alle immense riserve di materie prime. Mr. Browder scorge le immense potenzialita' di guadagno, cosi' come le intravedono coloro che saranno destinati a diventare gli Oligarchi dell'economia russa. Data la situazione, precipitosamente ritorna al quartier generale di Londra, dove cerca di catturare l'attenzione di qualche senior banker, ma nessuno gli da retta, finche' non riesce a parlare con un gran capo di New York, che gli mette a disposizione 25 milioni da investire. Ora a Londra e' una star, ma ovviamente tutti vogliono avere la loro parte e il giovane Associate viene progressivamente emarginato dalla sua creatura: non ci sta e si licenzia, convinto di poter mettere insieme denaro per iniziare il proprio fondo di investimento. In fin dei conti e' lui che conosce cosa sta succedento e ha i contatti, e' lui che ha convito i clienti di Solomon Barney ad investire in Russia! Si tratta solo di convincerli a dargli mandato di amministrare i loro fondi.


Taglio alcuni passaggi, che coinvolgono altre, varie, difficolta'. Finalmente, nel 1996, riesce ad aprire il suo fondo a Mosca. In men che non si dica 100 milioni raccolti dagli investitori diventano oltre 1 miliardo! Ma il peggio sta per accadere: e' il 1997 e scoppia la crisi russa, il rublo arriva a perdere il 75% del suo valore sul dollaro e la stragrande maggioranza degli investitori occidentali fugge da Mosca. Risultato, il fondo ha ora disponibilita' per 150 milioni e le cose stanno solo per iniziare ad andare peggio. Le regole in Russia sono molto confuse e venendo a mancare i capitali occidentali, che imponevano un certo freno alle ruberie aziendali, gli Oligarchi si gettano a depredare le loro stesse aziende in tutti i modi possibili ed immaginabili. L'obiettivo: uno solo. La maggior parte di queste aziende fattura in dollari (le materie prime sono tipicamente vendute in dollari), ma ha costi in rubli. Ora, visto quello che vi ho appena raccontato, un'azienda che fatturava 5 miliardi di dollari e aveva costi per 4 miliardi, col rublo che perde il 75% del suo valore, abbatte i propri costi a 1 miliardo... automaticamente ci sono almeno 3 miliardi di cui ci si puo' impossessare! Questo e' pessimo per un fondo estero, che spera di rivedere i corsi azionari salire, visto che gli utili aziendali dovrebbero crescere a ritmi vertiginosi, se non ci fossero tutte queste attivita' illecite. Mr. Browder capisce che deve fare qualcosa per salvare la propria carriera. Inizia a parlare con gli Oligarchi per cercare di farli ragionare, ma questi, sostanzialmente, gli ridono in faccia... e qui scatta una molla: si va a materassi, tanto per citare il Padrino, che mi pare molto appropriato! Inizia un'attivita' rivolta ai partner commerciali delle aziende russe per raccontare quello che viene sta accadendo e che, potenzialmente, potrebbe succedere anche a loro. Da qui, si prosegue cercando di ricevere l'appoggio delle istituzioni. Dimenticavo, visto l'ambientino, occorrono svariate guardie del corpo!


Finalmente nel 2000 arriva al potere Putin, che inizia la sua personale campagna contro gli Oligarchi, culminata come tutti sappiamo con l'arresto di Kodorkovski e una sostanziale rinazionalizzazione delle attivita' energetiche russe. Insomma, Putin si dimostra un involontario alleato di Mr. Browder, perche' maggior credibilita' viene restituita alla governance aziendale russa, i bilanci sfoggiano utili stellari e i titoli azionari ritornano a correre, regalando i risultati che ho menzionato sopra.


Insomma, veramente interessante, direi. Non capita tutti i giorni di poter parlare con un personaggio di questo genere... non vorrei esagerare, ma difficilmente succede in un'altra scuola: questo e' il bello di Columbia!

Concludo con un'ultima notizia: il prof. Phelps, docente di Columbia, ha vinto il premio Nobel per l'economia, grazie ai suoi studi su dinamiche inflazionistiche e disoccupazione. Adesso l'universita' e' seconda, appaiata ad Harvard, nella speciale classifica del numero di docenti che hanno ricevuto il Nobel per l'economia, seconda soltanto all'universita' di Chicago.

Stavo quasi dimenticando. Qualcuno mi ha chiesto notizie sugli esami. A quanto pare non ne sto parlando... avete anche ragione! E' che mi pare un argomento meno interessante di quelli che sto trattando. Voglio dire, potete immaginare, se mi conoscete abbastanza, come stiano andando gli esami, per cui c'e' proprio poco da raccontare. Preferisco di gran lunga condividere i piccoli o grandi eventi che mi capitano qui a New York... prendetelo come il mio modo per dirvi che, anche se sono a 7,000 km dall'Europa cerco di trasmettervi le mie emozioni, come se ci vedessimo tutti i giorni per un caffe', un aperitivo o una birra.


il Vostro bugia nén

Saturday, October 07, 2006

Una settimana intensa

Cari mei, chi mi diceva che sarei venuto qui a farmi una passeggiata, come ben sapevo, si sbagliava della grossa. Le cose che facciamo, almeno per il momento, non mi sembrano per nulla difficili... e, onestamente, non sto imparando cose che non avrei potuto imparare in una settimana intensiva di letture di testi specialistici! Pero' abbiamo talmente tanti lavori da consegnare e, in piu' e' incominciata l'attivita' di ricerca del lavoro estivo, che, per quanto riesca a fare le cose piu' in fretta della maggior parte dei miei compagni di avventura, comunque le giornate sono sempre sovraccariche.

Intendiamoci, va tutto alla grande, voti perfetti, divertimento sempre, pero' non sto imparando quasi nulla di nuovo e, almeno, gradirei non essere cosi' concentrato sulle stupide consegne per gli esami e dedicarmi maggiormente a sviluppare contatti lavorativi... dopo tutto, questo dovrebbe essere il grande vantaggio di essere a New York! Con un po' di pazienza, comunque, sono sicuro che trovero' un modo per ottimizzare la situazione: ottimismo prima di tutto.


Sto scrivendo in questo momento di relax, visto che adesso sarei dovuto essere ad una regata, tanto per cambiare. Invece sono a casa, pantofolato, dato che stamani abbiamo disalberato. Finalmente avevamo una giornata con vento costante a 20 nodi, veramente magnifico per regatare, eravamo nel circling di prepartenza, io prodiere a controllare tempo e avversari e dare indicazioni a Peter, quando ho intuito che il peggio stava per arrivare. Ho provato ad urlare di sventare la randa, non mi hanno sentito, mi sono precipitato a farlo di persona, ma sono arrivato troppo tardi, avevamo gia' disalberato e sono praticamente finito in acqua... mi sono veramente salvato solo grazie all'agilita', di cui madre natura ha deciso di dotarmi (almeno quella, in assenza di vistose masse muscolari!). Fatto sta che abbiamo spezzato tra la prima e la seconda crocetta e, vi assicuro, la cosa non e' stata per nulla piacevole. Avevamo randa e genoa in acqua, la barca si stava pericolosamente inclinando sul sottovento (dove avevamo il mozzicone d'albero e le vele). Fortunatamente ognuno ha capito cosa fare e velocemente abbiamo riportato a bordo l'attrezzatura; poi una barca giuria e' venuta ad aiutarci e pian piano siamo ritornarti in banchina. Fine delle regate, almeno per noi! Un vero peccato, perche' si preannunciava una giornata spettacolare.


Questo significa che potrei essere alla fine della stagione velica,
per quest'anno, a meno che non riesca ad intrufolarmi su un J-24, popolare per le regate attorno alla Statua della Liberta', per i prossimi due weekend. Staremo a vedere... ad ogni modo, non mi possso lamentare, e' stata una grande stagione e sono gia' pronto per il prossimo anno... a breve arrivera' il freddo e quindi la neve: sto gia' pensando alle sciate natalizie e post.


Ragazzi, mi sono accorto or ora, che fino all'altro ieri giravo in magliettina e oggi ero intabarrato e infreddolito... la cosa mi dava un po' fastidio! Poi ci ho pensato bene, in fin dei conti e' ottobre, cosa voglio pretendere? Se fossi a Londra, al mattino, ci sarebbero gia' i pinguini ad accompagnarmi sulla Vespa e sarebbe gia' buio alle 5 del pomeriggio, invece qui c'e' il sole fino alle 7... senz'altro un grosso passo avanti.

Un abbraccio a tutti quanti,
il Vostro bugia nén

Friday, September 29, 2006

Mi sono finalmente ripreso dalle fatiche Italiane

Mi ci e' voluto qualche giorno, ma finalmente mi sono ripreso dalle fatiche in terra italica del weekend passato. Certo non e' stato un viaggietto rilassante e riposante... mi sono senz'altro divertito molto, ma al ritorno a New York mi attendeva una tonnellata di compiti da consegnare e di materiale da leggere.

Martedi' mattina quando mi sono avventurato nella stesura di tutto quello che dovevo fare, mi e' venuto un mezzo coccolone, avevo consegne per Microeconomia, Corporate Finance, Accounting e Strategy. Tre capitoli da leggere di Corporate Finance e altrettanti per Capital Markets. Senza dimenticarsi di tutti gli impegni collaterali, di cui la scuola si impegna, con successo, a riempirci la giornata.

Insomma, in un primo momento mi sembrava una montagna insuperabile, poi pero' da buon ottimista, mi sono rimboccato le maniche e ho iniziato a scalarla! Non ho ancora finito, ma, diciamo, sono a buon punto... e senza aver mai fatto orari impossibili la notte! Come sempre, un po' di buon senso e organizzazione aiutano ad ottimizzare l'impegno.


Cosi' mi affaccio al weekend con tempo a disposizione per rilassarmi e divertirmi: domani sera c'e' una festa organizzata da noi italiani in collaborazione con Peroni al SOL, un locale sulla 29a strada. Oggi vado a dare una mano con la vendita biglietti e tra amici e compagni velici dovrei avere una quindicina di vendite facili facili in tasca. Non molto, direte voi, e vi do anche ragione, ma se considerate che l'impegno profuso si limita ad un'oretta ieri e un paio oggi, credo che lo yield sia abbastanza elevato!


Oggi pomeriggio abbiamo anche una riunione del club di vela per iniziare a gettare le basi organizzative per una regata analoga a quella che Bocconi ha oganizzato settimana scorsa. Siamo i campioni, siamo a New York, dobbiamo organizzare una regata tra business school anche noi. Lo fa LBS, lo fa Bocconi, e le famigerate scuole americane? Ci lavano la testa dicendoci quanto siamo bravi e via discorrendo... mi pare il caso di dimostrarlo con i fatti! Non vi pare?


Buon weekend a tutti


Il Vostro bugia nén

Wednesday, September 27, 2006

Siamo anche sui giornali italiani

TERMINA MBA’S CUP, LA SFIDA TRA LE MIGLIORI BUSINESS SCHOOL DEL MONDO
. Vince l’equipaggio della Columbia Business School, seconda la SDA Bocconi S.Margherita Ligure, 23 settembre - Si è conclusa oggi la MBA’s Cup, la sfida tra gli studenti master delle più importanti business school del mondo, organizzata dallo Yacht Club Italiano e dallo SDA Bocconi Sailing Club.
Gli equipaggi, provenienti da ogni parte del mondo, hanno affollato questa mattina il villaggio regate per il consueto briefing pre regata, ancora un po’ stanchi dopo aver fatto le ore piccole alla cena organizzata in loro onore ieri sera nel grande villaggio regata di Santa Margherita, che ha raccolto l’entusiasmo di tutti. Gli equipaggi si sono affrontati oggi in due regate, svoltesi con vento regolare. La prima è stata vinta dall’equipaggio di SDA Bocconi, la seconda da Columbia Business School. Dopo le due regate di oggi e le tre di ieri, questo è il risultato overall finale: primo è l’equipaggio di studenti master della Columbia Business School, secondi gli studenti della SDA Bocconi, terzi i ragazzi della Wharton Business School.
In parallelo alla regata ufficiale, c’è stata poi una regata amichevole – vinta dalla Kellogg School of Management di Chicago - a cui ha partecipato una consistente flotta di barche con a bordo ex studenti delle stesse università, che pur avendo già terminato i loro master, hanno voluto partecipare alla MBA’s Cup.
I vincitori della MBA’s Cup e della regata "amichevole" saranno premiati questa sera, prima della cena di chiusura delle regate, in programma all’Abbazia della Cervara. Gli organizzatori doneranno a ogni università una
targa in ricordo della regata.
Domani i ragazzi delle business school si affronteranno nella BMW Match Race Experience, una mattina di match race su 4 barche First 7.5 e impareranno i segreti della regata uno contro uno con l’aiuto di un istruttore
d’eccezione: Simone Ferrarese, figlio del campione di Match Race Roberto.
(IMAGINA, Umberta Croce – Francesca Murgia)


Monday, September 25, 2006

Columbia Business School vince la MBA Cup 2006

Riprendo da dove ci eravamo lasciati... mi hanno cancellato il volo mercoledi' sera per tornare in Italia. Risultato, perdo un giorno di regate e mi imbarco con Lello e Lisa in un'odissea per arrivare a S. Margherita.

Nell'ordine, con sole 17 ore di ritardo saliamo su un aereo per l'Italia, destinazione Roma, anche se noi dobbiamo andare a Milano. Dopo circa 8 ore di volo siamo a Fiumicino e tentiamo la sorte provando a farci spostare sul volo per Genova delle 9.10 di venerdi' mattina. I posti ci sarebbero, ma, come mi spiega Lello, a Roma stanno prendendosi il caffe' (eufemismo per "non hanno voglia di lavura'"), cosi' la ricerca dei nostri bagagli e le operazioni di cambio biglietti sono attivita' troppo dispendiose per meritare di essere svolte! Ci tocca dunque aspettare oltre 4 ore il volo per Malpensa "sdraiati", si fa per dire, sulle comodissime poltroncine di Fiumicino (ne porto ancora i segni al costato). Finalmente verso le 12.30 imbarchiamo, ma il comandante annuncia che c'e' un disguido con le valigie, per cui devono sbarcarle tutte, controllarle e reimbarcarle... se ne va cosi' un'altra mezz'ora buona. Alle 14 arriviamo finalmente a Malpensa, con solo 26 ore di ritardo sul previsto!!!

Recuperiamo la macchina e ci dirigiamo a S. Margherita. Dato che Lisa non e' mai stata da queste parti, la portiamo a vedere un po' la zona, con classica sosta in piazzetta a Portofino: mozzafiato.


Alle 19 circa riusciamo a salire a bordo delle nostre imbarcazioni. Ci attende subito una cena con tutti gli altri equipaggi e alcune interviste, che dovrebbero essere montate in un servizio per Sailing Channel (canale tematico di Sky Italia). La serata procede alla grande e l'iniziale stanchezza si attenua grazie a svariati piatti di trenette al pesto! Mi ci voleva proprio un po' di sana cucina nostrana.


Col procedere della serata, il tasso alcolico di buona parte degli equipaggi inizia a raggiungere soglie improponibili, il dj che anima la serata delizia il gruppo italiano con il PoPoPooo mondiale e i francesi di Insead se ne hanno a male (ancora rosicano a distanza di quasi 3 mesi). Finisce che ci scappa una mezza rissa e uno dei nostri si becca un pugno in un occhio, mentre un altro finisce in mare! Insomma, per sistemare la situazione si sta svegli quasi tutta la notte...


Il sabato mattina sembriamo degli zombie, ma riusciamo a recuperare un lumicino di forze per le regate... certo c'e' poco poco vento e si fatica molto a fare camminare la barca.
La pausa tra una regata e l'altra viene saggiamente sfruttata per una pennica. Non manchiamo comunque di rimanere coinvolti in un mezzo incidente: il sottoscritto, al timone, vede la possibilita' di superare un avversario sulla linea d'arrivo, avendo mure a dritta cerco di prendermi la precedenza e di buttare gli avversari al di fuori della boa. Siamo prossimi all'incrocio e urlo la nostra precedenza e la mia intenzione di non cambiare rotta. Loro se ne fregano e virano all'ultimo, nonostante una gran poggiata da parte mia, ci tocchiamo, penalita' a loro e noi tagliamo il traguardo... vabeh, forse ho esagerato un po' in fin dei conti non era l'America's Cup!
La giornata finisce comunque con il team di Columbia campione e alla sera si festeggia al Cervara, un magnifico ristorante ricavato in un ex-monastero sulle colline tra S. Margherita e Portofino con splendida vista sulla baia. Bevuta di champagne dalla coppa e festa fino all'alba a ritmo indiavolato.

Con pochissime ore di sonno alle spalle, domenica mi sveglio e, ancora piu' di la' che di qua, vengo intervistato da Glamour, per parlare di vela e di MBA. Mi scattano un mare di foto e io continuo a ripetere che rischiano di rovinare l'obiettivo a furia di scattare... non sono certo un modello! Pero' la simpatica fotografa, cerca di mettermi a mio agio, sostenendo che sono molto portato, che mi vengono delle espressioni molto naturali e accattivanti. Non credo ad una parola, ma sono troppo stanco per ribattere.

Ancora confuso per il poco riposo, vengo arruolato per le gare di match race, insieme con lo "Yorkshire" tedesco, Dan, il nostro fenomeno australiano (campione del mondo di 470) e un altro paio di ragazzi. Inutile dire il risultato... non poteva essere diverso da quello delle regate di flotta.


Purtroppo si e' fatta ora di restituire le barche e, dal canto mio, devo proprio tornare a casa: le mie donne mi aspettano. La nonna, in particolare, mi prepara la sua insuperabile torta alle pere... cara nonna, sai proprio quanto sono goloso e non perdi occasione per darmi un'opportunita' per gustare le tue delizie culinarie! Fatto sta che in men che non si dica, mi mangio piu' o meno mezza torta... il solito esagerato, lo so, ma che ci posso fare? Se la provaste anche voi, mi capireste perfettamente.


Credo di aver raccontato quello che si poteva raccontare di questi 4 intensi giorni in Italia, ora si torna a New York e allo studio... sono proprio stanco, ma felice!


Il Vostro bugia nén

Thursday, September 21, 2006

Stuck in New York

Tecnicamente dovrei essere sul volo AZ607 destinazione Malpensa per la tre giorni di regate a S. Margherita Ligure, invece sono appena tornato a casa qui a New York, perche' il 767 Alitalia si e' rotto, proprio mentre stavamo per salire a bordo!

Cosi' dobbiamo prendere domani pomeriggio il primo volo per Roma e da li', per il momento ci hanno messo sul Malpensa, ma a Fiumicino cerchero' di vedere se ci possono spostare su Genova, cosi' almeno in mezzoretta sono a S. Margherita.

Il risultato e' comunque pessimo. Perdo un giorno pieno di regate! Dumn it (dannazione)!!! per dirla come gli inglesi.

Mentre ci sono, vi do un consiglio, se vi capita di venire qua a New York... per una bella serata, anche se un po' costosa, non potete perdervi uno dei vari roof top garden bars (un bar sul tetto di uno dei tanti grattacieli newyorkesi. Vi allego una foto ed una breve lista... enjoy it!

230 5th Avenue il nome del locale e' l'indirizzo, non vi potete sbagliare (e' quello della foto allegata)
Plunge
18 9th Avenue all'incrocio con West 13th Street
Sushi Samba 7 87 7th Avenue all'incrocio con Bleecker Street
Bookmarks
299 Madison Avenue all'incrocio con East 41st Street
The Delancey
168 Delancey Street all'incrocio con Clinton Street
BED New York 530 West 27th Street

Il Vostro bugia nén

Saturday, September 16, 2006

Tempo... ultima frontiera delle Business School

E' un po' che non scrivo e ho ricevuto qualche sollecito ad aggiornare il blog. Ho tante cose da raccontarvi e veramente poco tempo per scrivere!

John Maynard Keynes ci insegna che ogni risorsa é scarsa e qui alla Columbia il tempo é senz'altro quella più scarsa... inizio con sveglia alle 8, doccia veloce, colazione e via a studiare. Verso le 10.45 inizio le lezioni (questo semestre sto seguendo Corporate Finance, Capital Markets, Strategy Formulation, Accounting e Economics) e praticamente non ho un minuto di respiro fino alle 6 di sera, ma la mia giornata é ben lungi dall'essere finita. Infatti dopo una pausa di ben 20 minuti solitamente iniziano i seminari serali, tenuti da professori emeriti o dai vari guru di Wall Street. Ben oltre l'ora di cena, la giornata accademica giunge ad un termine. Per fortuna in 5 minuti sono a casa e, grazie all'esperienza londinese, riesco a preparare cena in men che non si dica (Vissani mi fa 'na pippa!). Dopo cena inizia la parte più impegnativa della giornata: si deve studiare e preparare i vari progetti che ci vengono assegnati. Tanto per dire, Corporate Finance é un malloppo di 400 pagine, Capital Markets di 1500 e Strategy sono due volumi di case studies da 300 pagine circa l'uno! Senza dimenticare i vari progetti di valutazione aziendale ed azionaria, che stanno drenando le ultime forze che mi sono rimaste.

Così dicendo si sono fatte le 2 del mattino ed é proprio arrivato il momento di andare a dormire. Sono stanco, ma senz'altro soddisfatto: non potevo scegliere meglio! Non avete idea di quanto sia entusiasmante qui... martedì scorso ero ad un seminario di Bruce Greenwald, una leggenda della scuola, tanto che il New York Times lo considera il guru dei guru di Wall Street (per qualche nota biografica vi rimando a questo link
http://www0.gsb.columbia.edu/whoswho/full.cfm?id=53). Devo dire due ore eccezionali... certo fosse per lui, ci sarebbero forse 10 aziende al mondo, le uniche ad avere vantaggi competitivi praticamente schiaccianti... forse potete indovinarne alcune, senz'altro i due giganti della tecnologia Intel e Microsoft.

E' stato un seminario entusiasmante, e mi ha dato spunti e conferme ad alcune idee che le strategie perpetrate da alcune aziende italiane siano agli antipodi di quello che lui considera il modello strategico del successo, quindi non c'è da stupirsi che la nostra economia stia soffrendo così tanto, ma questo non fa altro che riallacciarsi ad un discorso che ho già aperto in un precedente post e continuerò ad esplorare in futuro.


Altrettanto interessante é stato il fatto di vedere confermate alcune mie idee, soprattutto sulle diverse categorie di leader... pensate ai due fenomeni dell'era dei computer Bill Gates e Steve Jobs. Bill Gates può permettersi di ritirarsi e di dedicarsi alla filantropia, tanto Microsoft continuerà ad essere azienda leader anche senza di lui. Per Steve Jobs non si può dire lo stesso; Apple senza di lui non sarebbe un'azienda di successo. Il suo valore aggiunto é quello di vedere prima degli altri quali saranno le mode future e questo purtroppo non é una cosa che si può imprimere nella cultura aziendale, é un dono che si possiede oppure no!


Andiamo avanti, tanto credo sia sufficientemente chiaro, dalla passione che metto nelle mie parole, quanto stia apprezzando i corsi.


Fortunatamente i giorni volano e si arriva sempre velocemente al giovedi. Ogni giovedi sera é happy hour: la scuola organizza una festa a tema per tutti noi studenti e relativi cari ed amici a base di birra, vino, cibo e dj con musica disco-rock (tutto a volontà e a gratis... non proprio, il costo é compreso nella retta!). Si assistono a scene deliranti: immaginatevi 1200 studenti un po' avvinazzati... Le foto credo spieghino tutto! E la serata sembra non terminare... in effetti termina solo per ragioni fisiche col sorgere del sole: nelle ultime due settimane non sono mai tornato a casa prima delle 4.

Oltertutto, nel mio gruppo di studio abbiamo un cantante, Brett, il classico tipo americano...
una vera forza della natura. Sabato scorso siamo andati al concerto di promozione del suo primo album e devo dire che il ragazzo se la cava. Se lo star system non dovesse funzionare, ha comunque un ottimo backup con la Business School. Se volete sentire qualche suo pezzo, vi rimando al suo sito internet http://www.brettharriss.com/site/index.html.

Ovviamente, nonostante i continui impegni, non mi sono fatto manacare altre uscite in barca. Domenica scorsa c'erano alcune regate e il gruppetto di soliti noti si é ritrovato a Penn Station per dirigersi a Long Island. Giornata perfetta, vento teso e condizioni ideali per regatare. Unicoo inconveniente abbiamo perso l'alza spi e mi sono ritrovato ad arrampicarmi in testa d'albero per risolvere la situazione... non preoccupatevi ero assicurato con una cima di sicurezza, per cui nessun pericolo. Mi sentivo molto il prodiere di Luna Rossa, quando va ad osservare il mare dall'alto, anche se lui va a 30 metri d'altezza e io ero a 7-8!

A questo proposito... settimana prossima sono in Italia per alcune regate a Santa Margherita Ligure, per cui vi daro' un aggiornamento direttamente dalla Nostra Terra Madre!

Concludo con un pensiero di ricordo per una persona che ci ha lasciato: Oriana Fallaci. Ho letto parecchi suoi libri e ne sono un grande ammiratore, per il coraggio che ha avuto di dire quello che pensava, anche se non era conforme alle idee della massa. Ci servono, e con urgenza, persone di questo genere, che abbiano il coraggio di andare contro un emergente squallore che sta colpendo l'Italia, di cui ho riprova ogni volta che apro i giornali!

Riporto in appendice il suo ultimo articolo, scritto dopo gli attentati di Londra dell'anno scorso. Io c'ero e ho visto come gli inglesi hanno reagito! Sono italiano e fedele, sempre, sarò al nostro tricolore, ma consentitemi di dire che dal 7 luglio 2005 mi sento anche un po' inglese.

il Vostro bugia nén

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Dopo Londra
Il nemico che trattiamo da amico
L'Europa in guerra il nemico ce l'ha in casa. E Churchill disse: verseremo lacrime e sangue

Ora mi chiedono: «Che cosa dice, che cosa ha da dire, su quello che è successo a Londra?». Me lo chiedono a voce, per fax, per email, spesso rimproverandomi perché finoggi sono rimasta zitta. Quasi che il mio silenzio fosse stato un tradimento. E ogni volta scuoto la testa, mormoro a me stessa: cos' altro devo dire?!? Sono quattr' anni che dico. Che mi scaglio contro il Mostro deciso ad eliminarci fisicamente e insieme ai nostri corpi distruggere i nostri principii e i nostri valori. La nostra civiltà. Sono quattr' anni che parlo di nazismo islamico, di guerra all' Occidente, di culto della morte, di suicidio dell' Europa. Un' Europa che non è più Europa ma Eurabia e che con la sua mollezza, la sua inerzia, la sua cecità, il suo asservimento al nemico si sta scavando la propria tomba. Sono quattr' anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare «Troia brucia, Troia brucia» e mi dispero sui Danai che come nell' Eneide di Virgilio dilagano per la città sepolta nel torpore. Che attraverso le porte spalancate accolgono le nuove truppe e si uniscono ai complici drappelli. Quattr' anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. Che come nell' Apocalisse dell' evangelista Giovanni si gettano ai suoi piedi e si lasciano imprimere il marchio della vergogna.
Incominciai con «La Rabbia e l' Orgoglio». Continuai con «La Forza della Ragione». Proseguii con «Oriana Fallaci intervista sé stessa» e con «L' Apocalisse». E tra l' uno e l' altro la predica «Sveglia, Occidente, sveglia». I libri, le idee, per cui in Francia mi processarono nel 2002 con l' accusa di razzismo-religioso e xenofobia. Per cui in Svizzera chiesero al nostro ministro della Giustizia la mia estradizione in manette. Per cui in Italia verrò processata con l' accusa di vilipendio all' Islam cioè reato di opinione. (Reato che prevede tre anni di galera, quanti non ne riceve l' islamico sorpreso con l' esplosivo in cantina). Libri, idee, per cui la Sinistra al Caviale e la Destra al Fois Gras ed anche il Centro al Prosciutto mi hanno denigrata vilipesa messa alla gogna insieme a coloro che la pensano come me. Cioè insieme al popolo savio e indifeso che nei loro salotti viene definito dai radical-chic «plebaglia-di-destra». Sì, è vero: sui giornali che nel migliore dei casi mi opponevano farisaicamente la congiura del silenzio ora appaiono titoli composti coi miei concetti e le mie parole. Guerra-all' Occidente, Culto-della-Morte, Suicidio-dell' Europa, Sveglia-Italia-Sveglia. Sì, è vero: sia pur senza ammettere che non avevo torto l' ex segretario della Quercia ora concede interviste nelle quali dichiara che questi-terroristi-vogliono-distruggere-i-nostri-valori, che questo- stragismo-è-di-tipo-fascista-ed-esprime-odio-per-la-nostra-civiltà».
Sì, è vero: parlando di Londonistan, il quartiere dove vivono i ben settecentomila musulmani di Londra, i giornali che prima sostenevano i terroristi fino all' apologia di reato ora dicono ciò che dicevo io quando scrivevo che in ciascuna delle nostre città esiste un' altra città. Una città sotterranea, uguale alla Beirut invasa da Arafat negli anni Settanta. Una città straniera che parla la propria lingua e osserva i propri costumi, una città musulmana dove i terroristi circolano indisturbati e indisturbati organizzano la nostra morte. Del resto ora si parla apertamente anche di terrorismo-islamico, cosa che prima veniva evitata con cura onde non offendere i cosiddetti musulmani moderati. Sì, è vero: ora anche i collaborazionisti e gli imam esprimono le loro ipocrite condanne, le loro mendaci esecrazioni, la loro falsa solidarietà coi parenti delle vittime. Si, è vero: ora si fanno severe perquisizioni nelle case dei musulmani indagati, si arrestano i sospettati, magari ci si decide ad espellerli. Ma in sostanza non è cambiato nulla. Nulla. Dall' antiamericanismo all' antioccidentalismo al filoislamismo, tutto continua come prima. Persino in Inghilterra. Sabato 9 luglio cioè due giorni dopo la strage la BBC ha deciso di non usare più il termine «terroristi», termine-che-esaspera-i-toni-della-Crociata, ed ha scelto il vocabolo «bombers». Bombardieri, bombaroli. Lunedì 11 luglio cioé quattro giorni dopo la strage il Times ha pubblicato nella pagina dei commenti la vignetta più disonesta ed ingiusta ch' io abbia mai visto. Quella dove accanto a un kamikaze con la bomba si vede un generale anglo-americano con un' identica bomba. Identica nella forma e nella misura. Sulla bomba, la scritta: «Killer indiscriminato e diretto ai centri urbani». Sulla vignetta, il titolo: «Spot the difference, cerca la differenza».
Quasi contemporaneamente, alla televisione americana ho visto una giornalista del Guardian, il quotidiano dell' estrema sinistra inglese, che assolveva l' apologia di reato manifestata anche stavolta dai giornali musulmani di Londra. E che in pratica attribuiva la colpa di tutto a Bush. Il-criminale, il- più-grande-criminale-della-Storia, George W. Bush. «Bisogna capirli». Cinguettava «la politica americana li ha esasperati. Se non ci fosse stata la guerra in Iraq...». (Giovanotta, l' 11 settembre la guerra in Iraq non c' era. L' 11 settembre la guerra ce l' hanno dichiarata loro. Se n' è dimenticata?). E contemporaneamente ho letto su Repubblica un articolo dove si sosteneva che l' attacco alla subway di Londra non è stato un attacco all' Occidente. E' stato un attacco che i figli di Allah hanno fatto contro i propri fantasmi. Contro l' Islam «lussurioso» (suppongo che voglia dire «occidentalizzato») e il cristianesimo «secolarizzato». Contro i pacifisti indù e la-magnifica-varietà-che-Allah-ha-creato. Infatti, spiegava, in Inghilterra i musulmani sono due milioni e nella metropolitana di Londra non-trovi-un-inglese-nemmeno-a-pagarlo-oro. Tutti in turbante, tutti in kefiah. Tutti con la barba lunga e il djellabah. Se-ci-trovi-una-bionda-con-gli-occhi-azzurri-è-una-circassa». (Davvero?!? Chi l' avrebbe mai detto!!! Nelle fotografie dei feriti non scorgo né turbanti né kefiah, né barbe lunghe né djellabah. E nemmeno burka e chador. Vedo soltanto inglesi come gli inglesi che nella Seconda Guerra Mondiale morivano sotto i bombardamenti nazisti. E leggendo i nomi dei dispersi vedo tutti Phil Russell, Adrian Johnson, Miriam Hyman, più qualche tedesco o italiano o giapponese. Di nomi arabi, finoggi, ho visto soltanto quello di una giovane donna che si chiamava Shahara Akter Islam).
Continua anche la fandonia dell' Islam «moderato», la commedia della tolleranza, la bugia dell' integrazione, la farsa del pluriculturalismo. Vale a dire delle moschee che esigono e che noi gli costruiamo. Nel corso d' un dibattito sul terrorismo, al consiglio comunale di Firenze lunedì 11 luglio il capogruppo diessino ha dichiarato: «E' ora che anche a Firenze ci sia una moschea». Poi ha detto che la comunità islamica ha esternato da tempo la volontà di costruire una moschea e un centro culturale islamico simili alla moschea e al centro culturale islamico che sorgeranno nella diessina Colle val d' Elsa. Provincia della diessina Siena e del suo filo-diessino Monte dei Paschi, già la banca del Pci e ora dei Ds. Bé, quasi nessuno si è opposto. Il capogruppo della Margherita si è detto addirittura favorevole. Quasi tutti hanno applaudito la proposta di contribuire all' impresa coi soldi del municipio cioé dei cittadini, e l' assessore all' urbanistica ha aggiunto che da un punto di vista urbanistico non ci sono problemi. «Niente di più facile». Episodio dal quale deduci che la città di Dante e Michelangelo e Leonardo, la culla dell' arte e della cultura rinascimentale, sarà presto deturpata e ridicolizzata dalla sua Mecca. Peggio ancora: continua la Political Correctness dei magistrati sempre pronti a mandare in galera me e intanto ad assolvere i figli di Allah. A vietarne l' espulsione, ad annullarne le (rare) condanne pesanti, nonché a tormentare i carabinieri o i poliziotti che con loro gran dispiacere li arrestano. Milano, pomeriggio dell' 8 luglio cioé il giorno dopo la strage di Londra. Il quarantaduenne Mohammed Siliman Sabri Saadi, egiziano e clandestino, viene colto senza biglietto sull' autobus della linea 54. Per effettuare la multa i due controllori lo fanno scendere e scendono con lui. Gli chiedono un documento, lui reagisce ingaggiando una colluttazione. Ne ferisce uno che finirà all' ospedale, scappa perdendo il passaporto, ma la Volante lo ritrova e lo blocca. Nonostante le sue resistenze, dinanzi a una piccola folla lo ammanetta e nello stesso momento ecco passare una signora che tutta stizzita vuole essere ascoltata come testimone se il poverino verrà processato ed accusato di resistenza. I poliziotti le rispondono signora-ci-lasci-lavorare, e allora lei allunga una carta di identità dalla quale risulta che è un magistrato. Sicché un po' imbarazzati ne prendono atto poi portano Mohammed in questura e qui... Bé, invece di portarlo al centro di permanenza temporanea dove (anziché in galera) si mettono i clandestini, lo lasciano andare invitandolo a presentarsi la prossima settimana al processo cui dovrà sottoporsi per resistenza all' arresto e lesioni a pubblico ufficiale. Lui se ne va, scompare (lo vedremo mai più?) e indovina chi è la signora tutta stizzita perché lo avevano ammanettato come vuole la prassi.
La magistrata che sette mesi fa ebbe il suo piccolo momento di celebrità per aver assolto con formula piena tre musulmani accusati di terrorismo internazionale e per aver aggiunto che in Iraq non c' è il terrorismo, c' è la guerriglia, che insomma i tagliateste sono Resistenti. Sì, proprio quella che il vivace leghista Borghezio definì «una vergogna per Milano e per la magistratura». E indovina chi anche oggi la loda, la difende, dichiara ha-fatto-benissimo. I diessini, i comunisti, e i soliti verdi. Continua anche la panzana che l' Islam è una religione di pace, che il Corano predica la misericordia e l' amore e la pietà. Come se Maometto fosse venuto al mondo con un ramoscello d' ulivo in bocca e fosse morto crocifisso insieme a Gesù. Come se non fosse stato anche lui un tagliateste e anziché orde di soldati con le scimitarre ci avesse lasciato san Matteo e san Marco e san Luca e san Giovanni intenti a scrivere gli Evangeli. Continua anche la frottola dell' Islam vittima-dell' Occidente. Come se per quattordici secoli i musulmani non avessero mai torto un capello a nessuno e la Spagna e la Sicilia e il Nord Africa e la Grecia e i Balcani e l' Europa orientale su su fino all' Ucraina e alla Russia le avesse occupate la mia bisnonna valdese. Come se ad arrivare fino a Vienna e a metterla sotto assedio fossero state le suore di sant' Ambrogio e le monache Benedettine. Continua anche la frode o l' illusione dell' Islam Moderato. Con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un' esigua minoranza e che quella esigua minoranza vive in paesi lontani.
Bé, il nemico non è affatto un' esigua minoranza. E ce l' abbiamo in casa. Ce l' avevamo in casa l' 11 settembre del 2001 cioé a New York. Ce l' avevamo in casa l' 11 marzo del 2004 cioé a Madrid. Ce l' avevamo in casa l' 1, il 2, il 3 settembre del medesimo anno a Beslan dove si divertirono anche a fare il tiro a segno sui bambini che dalla scuola fuggivano terrorizzati, e di bambini ne uccisero centocinquanta. Ce l' avevamo in casa il 7 luglio scorso cioé a Londra dove i kamikaze identificati erano nati e cresciuti. Dove avevano studiato finalmente qualcosa, erano vissuti finalmente in un mondo civile, e dove fino alla sera precedente s' eran divertiti con le partite di calcio o di cricket. Ce l' abbiamo in casa da oltre trent' anni, perdio. Ed è un nemico che a colpo d' occhio non sembra un nemico. Senza la barba, vestito all' occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente-inserito-nel-nostro-sistema-sociale. Cioé col permesso di soggiorno. Con l' automobile. Con la famiglia. E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans, pazienza se ogni tanto suo figlio stupra la quindicenne bolognese che col fidanzato passeggia nel parco. E' un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità. Tale intensità che verrebbe spontaneo gridargli: se siamo così brutti, così cattivi, così peccaminosi, perché non te ne torni a casa tua? Perché stai qui? Per tagliarci la gola o farci saltare in aria? Un nemico, inoltre, che in nome dell' umanitarismo e dell' asilo politico (ma quale asilo politico, quali motivi politici?) accogliamo a migliaia per volta anche se i Centri di Accoglienza straripano, scoppiano, e non si sa più dove metterlo. Un nemico che in nome della «necessità» (ma quale necessità, la necessità di riempire le strade coi venditori ambulanti e gli spacciatori di droga?) invitiamo anche attraverso l' Olimpo Costituzionale. «Venite, cari, venite. Abbiamo tanto bisogno di voi». Un nemico che per partorire non ha bisogno della procreazione assistita, delle cellule staminali. Il suo tasso di natalità è così alto che secondo il National Intelligence Council alla fine di quest' anno la popolazione musulmana in Eurabia risulterà raddoppiata. Un nemico che le moschee le trasforma in caserme, in campi di addestramento, in centri di reclutamento per i terroristi, e che obbedisce ciecamente all' imam (però guai se arresti l' imam.
Peggio ancora, se qualche agente della Cia te lo toglie dai piedi col tacito consenso dei nostri servizi segreti). Un nemico che in virtù della libera circolazione voluta dal trattato di Schengen scorrazza a suo piacimento per l' Eurabia sicché per andare da Londra a Marsiglia, da Colonia a Milano o viceversa, non deve esibire alcun documento. Può essere un terrorista che si sposta per organizzare o materializzare un massacro, può avere addosso tutto l' esplosivo che vuole: nessuno lo ferma, nessuno lo tocca. (Ma quando in seguito alla strage di Londra la Francia denuncia il trattato di Schengen e perfino la Spagna zapatera pensa di imitarla, l' Italia e gli altri paesi europei rispondono scandalizzati no no). Un nemico che appena installato nelle nostre città o nelle nostre campagne si abbandona alle prepotenze ed esige l' alloggio gratuito o semi-gratuito nonché il voto e la cittadinanza. Tutte cose che ottiene senza difficoltà. Un nemico che protetto dalla Sinistra al Caviale e dalla Destra al Fois Gras e dal Centro al Prosciutto ciancia, appunto, di integrazione e pluriculturalismo ma intanto ci impone le proprie regole e i propri costumi. Che bandisce il maiale dalle mense delle scuole, delle fabbriche, delle prigioni. Che aggredisce la maestra o la preside perché una scolara bene educata ha gentilmente offerto al compagno di classe musulmano la frittella di riso al marsala cioé «col liquore». E-attenta-a-non-ripeter-l' oltraggio. Un nemico che negli asili vuole abolire anzi abolisce il Presepe e Babbo Natale. Che il crocifisso lo toglie dalle aule scolastiche, lo getta giù dalle finestre degli ospedali, lo definisce «un cadaverino ignudo e messo lì per spaventare i bambini musulmani». (Parlo, s' intende, dell' arabo con la cittadinanza italiana che mi ha denunciato per vilipendio all' Islam. Che contro di me ha scritto un lercio e sgrammaticato libello dove elencando quattro sure del Corano chiede ai suoi correligionari di eliminarmi, che per le sue malefatte non è mai stato o non ancora processato). Un nemico che in Inghilterra s' imbottisce le scarpe di esplosivo onde far saltare in aria il jumbo del volo Parigi-Miami. (Parlo, s' intende, dell' arabo con la cittadinanza inglese che per puro miracolo beccarono sulla American Airlines).
Un nemico che ad Amsterdam uccide Theo van Gogh colpevole di girare documentari sulla schiavitù delle musulmane e che dopo averlo ucciso gli apre il ventre, ci ficca dentro una lettera con la condanna a morte della sua migliore amica. (Parlo, s' intende, dell' arabo con cittadinanza olandese che probabilmente anzi spero verrà condannato all' ergastolo e che al processo ha sibilato alla mamma di Theo: «Io non provo alcuna pietà per lei. Perché lei è un' infedele»). Il nemico, infine, per il quale trovi sempre un magistrato clemente cioé pronto a scarcerarlo. E che i governi eurobei (ndr: non si tratta d' un errore tipografico, voglio proprio dire eurobei non europei) non espellono neanche se è clandestino. Continua anche il discorso sul Dialogo delle due Civiltà. Ed apriti cielo se chiedi qual è l' altra civiltà, cosa c' è di civile in una civiltà che non conosce neanche il significato della parola libertà. Che per libertà, hurryya, intende «emancipazione dalla schiavitù». Che la parola hurryya la coniò soltanto alla fine dell' Ottocento per poter firmare un trattato commerciale. Che nella democrazia vede Satana e la combatte con gli esplosivi, le teste tagliate. Che dei Diritti dell' Uomo da noi tanto strombazzati e verso i musulmani scrupolosamente applicati non vuole neanche sentirne parlare. Infatti rifiuta di sottoscrivere la Carta dei Diritti Umani compilata dall' Onu e la sostituisce con la Carta dei Diritti Umani compilata dalla Conferenza Araba. Apriti cielo anche se chiedi che cosa c' è di civile in una civiltà che tratta le donne come le tratta.
L' Islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. E' incompatibile col concetto di civiltà. E visto che ho toccato questo argomento mi ascolti bene, signor giudice di Bergamo che ha voluto incriminarmi per vilipendio all' Islam ma che non ha mai incriminato il mio persecutore per vilipendio al Cristianesimo. Nonché per istigazione all' omicidio. (Il mio). Mi ascolti e mi condanni pure. Mi infligga pure quei tre anni di reclusione che i magistrati italiani non infliggono nemmeno ai terroristi islamici beccati con l' esplosivo in cantina. Il suo processo è inutile. Finché avrò un filo di fiato io ripeterò ciò che ho scritto nei miei libri e che riscrivo qui. Non mi sono mai fatta intimidire, non mi faccio mai intimidire dalle minacce di morte e dalle persecuzioni, dalle denigrazioni, dagli insulti contro i quali Lei si è guardato bene dal proteggermi anche come semplice cittadino. Quindi si figuri se mi faccio intimidire da Lei che mi nega il costituzionale diritto di pensare ed esprimere la mia opinione. Però, prima del processo, una curiosità me la deve togliere. Nella cella mi ci terrà tutta sola o coi carabinieri che lo Stato Italiano mi ha cortesemente imposto affinché non venga ammazzata come Biagi o come Theo van Gogh? Glielo chiedo perché il ministro degli Interni dice che nelle nostre carceri oltre il cinquanta per cento dei detenuti sono musulmani, e suppongo che di quei carabinieri avrei più bisogno in galera che a casa mia. (Quanto a voi, signori del Parlamento, congratulazioni per aver respinto la proposta del ministro della Giustizia: abolire il reato di opinione. E particolari congratulazioni all' onorevole di Alleanza Nazionale che oltre ad aver gestito quel rifiuto ha chiesto di abolire il reato d' apologia del fascismo). Continua anche l' indulgenza che la Chiesa Cattolica (del resto la maggiore sostenitrice del Dialogo) professa nei riguardi dell' Islam. Continua cioé la sua irremovibile irriducibile volontà di sottolineare il «comune patrimonio spirituale fornitoci dalle tre grandi religioni monoteistiche». Quella cristiana, quella ebraica, quella islamica. Tutte e tre basate sul concetto del Dio Unico, tutte e tre ispirate da Abramo. Il buon Abramo che per ubbidire a Dio stava per sgozzare il suo bambino come un agnello. Ma quale patrimonio in comune?!?
Allah non ha nulla in comune col Dio del Cristianesimo. Col Dio padre, il Dio buono, il Dio affettuoso che predica l' amore e il perdono. Il Dio che negli uomini vede i suoi figli. Allah è un Dio padrone, un Dio tiranno. Un Dio che negli uomini vede i suoi sudditi anzi i suoi schiavi. Un Dio che invece dell' amore insegna l' odio, che attraverso il Corano chiama cani-infedeli coloro che credono in un altro Dio e ordina di punirli. Di soggiogarli, di ammazzarli. Quindi come si fa a mettere sullo stesso piano il cristianesimo e l' islamismo, come si fa a onorare in egual modo Gesù e Maometto?!? Basta davvero la faccenda del Dio Unico per stabilire una concordia di concetti, di principii, di valori?!? E questo è il punto che nell' immutata realtà del dopo-strage di Londra mi turba forse di più. Mi turba anche perché sposa quindi rinforza quello che considero l' errore commesso da papa Wojtyla: non battersi quanto avrebbe a mio avviso dovuto contro l' essenza illiberale e antidemocratica anzi crudele dell' Islam. Io in questi quattr' anni non ho fatto che domandarmi perché un guerriero come Wojtyla, un leader che come lui aveva contribuito più di chiunque al crollo dell' impero sovietico e quindi del comunismo, si mostrasse così debole verso un malanno peggiore dell' impero sovietico e del comunismo. Un malanno che anzitutto mira alla distruzione del cristianesimo. (E dell' ebraismo). Non ho fatto che domandarmi perché egli non tuonasse in maniera aperta contro ciò che avveniva (avviene) ad esempio in Sudan dove il regime fondamentalista esercitava (esercita) la schiavitù. Dove i cristiani venivano eliminati (vengono eliminati) a milioni. Perché tacesse sull' Arabia Saudita dove la gente con una Bibbia in mano o una crocetta al collo era (è) trattata come feccia da giustiziare. Ancora oggi quel silenzio io non l' ho capito e...
Naturalmente capisco che la filosofia della Chiesa Cattolica si basa sull' ecumenismo e sul comandamento Ama-il-nemico-tuo-come-te-stesso. Che uno dei suoi principii fondamentali è almeno teoricamente il perdono, il sacrificio di porgere l' altra guancia. (Sacrificio che rifiuto non solo per orgoglio cioè per il mio modo di intendere la dignità, ma perché lo ritengo un incentivo al Male di chi fa del male). Però esiste anche il principio dell' autodifesa anzi della legittima difesa, e se non sbaglio la Chiesa Cattolica vi ha fatto ricorso più volte. Carlo Martello respinse gli invasori musulmani alzando il crocifisso. Isabella di Castiglia li cacciò dalla Spagna facendo lo stesso. E a Lepanto c' erano anche le truppe pontificie. A difendere Vienna, ultimo baluardo della Cristianità, a romper l' assedio di Kara Mustafa, c' era anche e soprattutto il polacco Giovanni Sobienski con l' immagine della Vergine di Chestochowa. E se quei cattolici non avessero applicato il principio dell' autodifesa, della legittima difesa, oggi anche noi porteremmo il burka o il jalabah. Anche noi chiameremmo i pochi superstiti cani-infedeli. Anche noi gli segheremmo la testa col coltello halal. E la basilica di San Pietro sarebbe una moschea come la chiesa di Santa Sofia a Istanbul. Peggio: in Vaticano ci starebbero Bin Laden e Zarkawi. Così, quando tre giorni dopo la nuova strage Papa Ratzinger ha rilanciato il tema del Dialogo, sono rimasta di sasso. Santità, Le parla una persona che La ammira molto. Che Le vuole bene, che Le dà ragione su un mucchio di cose. Che a causa di questo viene dileggiata coi nomignoli atea-devota, laica-baciapile, liberal-clericale. Una persona, inoltre, che capisce la politica e le sue necessità. Che comprende i drammi della leadership e i suoi compromessi. Che ammira l' intransigenza della fede e rispetta le rinunce o le prodigalità a cui essa costringe. Però il seguente interrogativo devo porlo lo stesso: crede davvero che i musulmani accettino un dialogo coi cristiani, anzi con le altre religioni o con gli atei come me? Crede davvero che possano cambiare, ravvedersi, smettere di seminar bombe? Lei è un uomo tanto erudito, Santità. Tanto colto. E li conosce bene. Assai meglio di me. Mi spieghi dunque: quando mai nel corso della loro storia, una storia che dura da millequattrocento anni, sono cambiati e si sono ravveduti? Oh, neanche noi siamo stati e siamo stinchi di santo: d' accordo. Inquisizioni, defenestrazioni, esecuzioni, guerre, infamie di ogni tipo. Nonché guelfi e ghibellini a non finire. E per giudicarci severamente basta pensare a quel che abbiamo combinato sessanta anni fa con l' Olocausto. Ma poi abbiamo messo un po' di giudizio, perbacco. Ci abbiamo dato una pensata e se non altro in nome della decenza siamo un po' migliorati. Loro, no.
La Chiesa Cattolica ha avuto svolte storiche, Santità. Anche questo lei lo sa meglio di me. A un certo punto si è ricordata che Cristo predicava la Ragione, quindi la scelta, quindi il Bene, quindi la Libertà, e ha smesso di tiranneggiare. D' ammazzare la gente. O costringerla a dipinger soltanto Cristi e Madonne. Ha compreso il laicismo. Grazie a uomini di prim' ordine, un lungo elenco di cui Lei fa parte, ha dato una mano alla democrazia. Ed oggi parla coi tipi come me. Li accetta e lungi dal bruciarli vivi (io non dimentico mai che fino a quattro secoli fa il Sant' Uffizio mi avrebbe mandato al rogo) ne rispetta le idee. Loro, no. Ergo con loro non si può dialogare. E ciò non significa ch' io voglia promuovere una guerra di religione, una Crociata, una caccia alle streghe, come sostengono i mentecatti e i cialtroni. (Guerre di religione, Crociate, io ?!? Non essendo religiosa, figuriamoci se voglio incitare alle guerre di religione e alle Crociate. Cacce alle streghe io?!? Essendo considerata una strega, un' eretica, dagli stessi laici e dagli stessi liberals, figuriamoci se voglio accendere una caccia alle streghe. Ciò significa, semplicemente, che illudersi su di loro è contro ragione. Contro la Vita, contro la stessa sopravvivenza, e guai a concedergli certe familiarità.
La strage toccherà davvero anche a noi, la prossima volta toccherà davvero a noi? Oh, sì. Non ne ho il minimo dubbio. Non l' ho mai avuto. Anche questo lo dico da quattro anni. E aggiungo: non ci hanno ancora attaccato in quanto avevano bisogno della landing-zone, della testa di ponte, del comodo avamposto che si chiama Italia. Comodo geograficamente perché è il più vicino al Medio Oriente e all' Africa cioè ai paesi che forniscono il grosso della truppa. Comodo strategicamente perché a quella truppa offriamo buonismo e collaborazionismo, coglioneria e viltà. Ma presto si scateneranno. Lo stesso Bin Laden ce lo ha promesso. In modo esplicito, chiaro, preciso. Più volte. I suoi luogotenenti (o rivali), idem. Lo stesso Corriere lo dimostra con l' intervista a Saad Al-Faqih, l' esiliato saudita diventato amico di Bin Laden durante il conflitto coi russi in Afghanistan, e secondo i servizi segreti americani finanziatore di Al Qaeda. «E' solo questione di tempo. Al Qaeda vi colpirà presto» ha detto Al-Faqih aggiungendo che l' attacco all' Italia è la cosa più logica del mondo. Non è l' Italia l' anello più debole della catena composta dagli alleati in Iraq? Un anello che viene subito dopo la Spagna e che è stato preceduto da Londra per pura convenienza. E poi: «Bin Laden ricorda bene le parole del Profeta. Voi-costringerete-i-romani-alla-resa. E vuole costringer l' Italia ad abbandonare l' alleanza con l' America». Infine, sottolineando che operazioni simili non si fanno appena sbarcati a Lampedusa o alla Malpensa bensì dopo aver maturato dimestichezza con il paese, esser penetrati nel suo tessuto sociale: «Per reclutare gli autori materiali, c' è solo l' imbarazzo della scelta».
Molti italiani non ci credono ancora. Nonostante le dichiarazioni del ministro degli Interni, a rischio Roma e Milano, all' erta anche Torino e Napoli e Trieste e Treviso nonché le città d' arte come Firenze e Venezia, gli italiani si comportano come i bambini per cui la parola Morte non ha alcun significato. O come gli scriteriati cui la morte sembra una disgrazia che riguarda gli altri e basta. Nel caso peggiore, una disgrazia che li colpirà per ultimi. Peggio: credono che per scansarla basti fare i furbi cioè leccarle i piedi. Ha ragione Vittorio Feltri quando su Libero scrive che la decadenza degli occidentali si identifica con la loro illusione di poter trattare amichevolmente il nemico, nonché con la loro paura. Una paura che li induce ad ospitare docilmente il nemico, a tentar di conquistarne la simpatia, a sperare che si lasci assorbire mentre è lui che vuole assorbire. Questo senza contare la nostra abitudine ad essere invasi, umiliati, traditi. Come dico nell' «Apocalisse», l' abitudine genera rassegnazione. La rassegnazione genera apatia. L' apatia genera inerzia. L' inerzia genera indifferenza, ed oltre a impedire il giudizio morale l' indifferenza soffoca l' istinto di autodifesa cioè l' istinto che induce a battersi. Oh, per qualche settimana o qualche mese lo capiranno sì d' essere odiati e disprezzati dal nemico che trattano da amico e che è del tutto refrattario alle virtù chiamate Gratitudine, Lealtà, Pietà. Usciranno sì dall' apatia, dall' inerzia, dall' indifferenza. Ci crederanno sì agli annunci di Saad al-Faqih e agli espliciti, chiari, precisi avvertimenti pronunciati da Bin Laden and Company. Eviteranno di prendere i treni della sotterranea. Si sposteranno in automobile o in bicicletta. (Ma Theo van Gogh fu ammazzato mentre si spostava in bicicletta). Attenueranno il buonismo o il servilismo. Si fideranno un po' meno del clandestino che gli vende la droga o gli pulisce la casa. Saranno meno cordiali col manovale che sventolando il permesso di soggiorno afferma di voler diventare come loro ma intanto fracassa di botte la moglie, le mogli, e uccide la figlia in blue jeans. Rinunceranno anche alle litanie sui Viaggi della Speranza, e forse realizzeranno che per non perdere la Libertà a volte bisogna sacrificare un po' di libertà. Che l' autodifesa è legittima difesa e la legittima difesa non è una barbarie. Forse grideranno addirittura che la Fallaci aveva ragione, che non meritava d' essere trattata come una delinquente. Ma poi riprenderanno a trattarmi come una delinquente. A darmi di retrograda xenofoba razzista eccetera. E quando l' attacco verrà, udiremo le consuete scemenze. Colpa-degli-americani, colpa-di-Bush.
Quando verrà, come avverrà quell'attacco? Oddio, detesto fare la Cassandra. La profetessa. Non sono una Cassandra, non sono una profetessa. Sono soltanto un cittadino che ragiona e ragionando prevede cose che secondo logica accadranno. Ma che ogni volta spera di sbagliarsi e, quando accadono, si maledice per non aver sbagliato. Tuttavia riguardo all' attacco contro l' Italia temo due cose: il Natale e le elezioni. Forse supereremo il Natale. I loro attentati non sono colpacci rozzi, grossolani. Sono delitti raffinati, ben calcolati e ben preparati. Prepararsi richiede tempo e a Natale credo che non saranno pronti. Però saranno pronti per le elezioni del 2006. Le elezioni che vogliono vedere vinte dal pacifismo a senso unico. E da noi, temo, non si accontenteranno di massacrare la gente. Perché quello è un Mostro intelligente, informato, cari miei. Un Mostro che (a nostre spese) ha studiato nelle università, nei collegi rinomati, nelle scuole di lusso. (Coi soldi del genitore sceicco od onesto operaio). Un Mostro che non s' intende soltanto di dinamica, chimica, fisica, di aerei e treni e metropolitane: s' intende anche di Arte. L' arte che il loro presunto Faro-di-Civiltà non ha mai saputo produrre. E penso che insieme alla gente da noi vogliano massacrare anche qualche opera d' arte. Che ci vuole a far saltare in aria il Duomo di Milano o la Basilica di San Pietro? Che ci vuole a far saltare in aria il David di Michelangelo, gli Uffizi e Palazzo Vecchio a Firenze, o il Palazzo dei Dogi a Venezia? Che ci vuole a far saltare in aria la Torre di Pisa, monumento conosciuto in ogni angolo del mondo e perciò assai più famoso delle due Torri Gemelle? Ma non possiamo scappare o alzare bandiera bianca. Possiamo soltanto affrontare il mostro con onore, coraggio, e ricordare quel che Churchill disse agli inglesi quando scese in guerra contro il nazismo di Hitler. Disse: «Verseremo lacrime e sangue». Oh, sì: pure noi verseremo lacrime e sangue. Siamo in guerra: vogliamo mettercelo in testa, sì o no?!? E in guerra si piange, si muore. Punto e basta. Conclusi così anche quattro anni fa, su questo giornale.
Oriana Fallaci
15 settembre 2006

Wednesday, September 06, 2006

Tanto per non dimenticarci mai del 9 luglio

Divertitevi a rivedere e risentire un pazzo scatenato che fa una telecronaca calcistica...
memorabile quando incita la folla al grido: "diciamolo tutti insieme , tutti insieme, 4 volte, siamo CAMPIONI DEL MONDO, CAMPIONI DEL MONDO, CAMPIONI DEL MONDO, CAMPIONI DEL MONDO! Abbracciamoci forte e vogliamoci tanto bene, tanto bene, perche' abbiamo vinto, abbiamo vinto tutti stasera".



Grazie di esistere Caressa!

Tuesday, September 05, 2006

La Signora in giallo

Chi non ha visto almeno un episodio del telefilm "La Signora in giallo", quello con Angela Lansbury nei panni di Jessica Fletcher, la tranquilla signora del Maine, che scrive libri gialli e si ritrova a risolvere casi di morti sospette? Quella che nessuno vorrebbe avere come amica, visto che quando viene a farti visita, ci scappa il morto!!!

... Se proprio non l'avete mai visto o non vi ricordate, vi rimando alla descrizione della serie TV su Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Murder,_She_Wrote.

Per farla breve, le puntate sono spesso e volentieri ambientate nel New England, visto che Jessica é di quelle parti... dunque non potevo non fare un salto nella zona e, sfruttando il Labor Day e un viaggietto a Boston, ho inserito Cape Cod tra le mete da visitare. Qui si respira il tipico sapore del New England: aragoste, cozze, merluzzi, pesci spada e via discorrendo. Senza dimenticare il tempo uggioso, di cui Melville fornisce brillanti descrizioni in Moby Dick.

La giornata inizia con sveglia presto e partenza dall'albergo di Boston. La pioggia ci accompagna dai primi metri; sembra di essere in Inghilterra, forse il nome New England più che a ragioni storiche si rifà a motivazioni di carattere climatico! Ci attendono circa 3 ore di viaggio per arrivare alla punta estrema di Cape Cod e quindi, da buoni easy riders, ci prepariamo con ottima musica ad affrontare questa avventura.

Verso mezzogiorno la fame inizia ad avere il sopravvento e ci fermiamo a mangiare nel più antico ristorante di Cape Cod, nella cittadina di Brewster. I proprietari sono persone molto a modo e la maggior parte dei prodotti vengono dal loro orto, quindi ci buttiamo su un branch a base di omlette alla braccio di ferro (con formaggio e spinaci, ovviamente) e pancakes con mirtilli, lamponi e ribes! Squisito, anche se, da buona tradizione americana, stracolmo di burro... vorrà dire che si farà dieta nei prossimi giorni.

Riprendiamo la nostra corsa e arriviamo ad un porticciolo, dove abbondano i pescherecci, proprio come Cabott Cove, dove la Signora in giallo é ambientato.Non é nulla di che, però... la tecnologia e i media hanno avvicinato distanze che una volta sembravano irraggiungibili ed oggi luoghi, in passato esotici e remoti, ci paiono quasi familiari, anche se non ci siamo mai stati di persona. Così succede che ci meravigliamo di vedere un posto di pescatori, che non é poi così diverso da tanti che si possono vedere in Italia... lo stupore sta nel fatto che é esattamente come i media ce l'hanno proposto di fronte agli occhi! Mi sa che Salgari oggi non potrebbe scrivere i suoi racconti su Sandokan (o li dovrebbe ambientare su Marte), perché la sua fervida immaginazione non avrebbe, sulle nuove generazioni, l'effetto che ha avuto in passato! Ormai vediamo e conosciamo tutto di tutto, grazie a spettacolari documentari, di cui i migliori rimangono indubbiamente quelli del sommo Piero Angela.

Proseguiamo fino a Provincetown, per vedere alcune imbarcazioni storiche e fare un giro per le strade di questo paesino, colonizzato dai Portoghesi e abitato da pirati!

Un micidiale acquazzone (causato dalla tempesta tropicale Ernesto) si abbatte sulle nostre teste e ci invoglia a ritornare alla macchina e riprendere la strada per Boston, dove ci attende una serata coi fiocchi (ma questa é un'altra storia e magari la racconterò in un altro post).

Il Vostro bugia nén

Wednesday, August 30, 2006

Italia

Devo fare una breve puntualizzazione... dopo un mese qui a New York credo sia opportuna una parentesi sulla "cultura" e sull'"essere" italiani, visto che qui mi sento circondato da un'infinità di finti "made in Italy"!

LA PIZZA. Come avevo già avuto modo di imparare in passato, un conto é mangiare la pizza, quella con la P maiuscola, e tutt'altra cosa é mangiare una pizza: qui si può mangiare una pizza. Non siate confusi o imbarazzati dalla seguente affermazione, non é poi così male il risultato ottenuto qua, basta non metterci troppi ingredienti strani, che tanto piacciono agli americani e così poco a noi italiani. La cosa imbarazzante però é l'abuso del marchio made in Italy, infatti quasi tutte le attività legate a nomi italiani sono gestite da non italiani... cinesi, messicani, coreani e via discorrendo. Niente di male, ma non hanno senz'altro conoscenza dei nostri prodotti e tradizioni e sfruttano nomi italiani per catturare l'attenzione della clientela.

LE MAGLIE DELLA NAZIONALE
. E' vero, siamo i campioni del mondo, quindi c'era da attendersi che molte persone, per spirito di emulazione, avrebbero comprato le magliette della nazionale, e la cosa é anche molto bella, visto che non si vedono in giro magliette della Francia o dell'Inghilterra o simili... La cosa che però mi fa riflettere é che, come troppo spesso nel recente passato e presente, non sappiamo usare il brand "Italia" per arricchire la nazione. Infatti chi sta facendo soldi a vendere le magliette della nazionale é un'azienda tedesca! Direte voi, questo é un fattore marginale, rispetto ai problemi attuali dell'Italia; vero, però é dalle piccole cose che si crea un impero... l'antica Roma non é nata grande, lo é diventata! E' la mentalità vincente che, troppo spesso di questi tempi, ci manca. Mio personale suggerimento é quello di provare un po' tutti a piangerci di meno addosso e metterci nei panni dei 23 eroi del mondiale... non erano la squadra più forte, ma erano senz'altro il gruppo più forte, ecco perché hanno vinto!




Per rimanere sull'argomento, sono stato a Boston in questi giorni... e lì ho potuto rivedere un vero quartiere italiano, con ancora parvenze di tradizione! Ribadisco, la vittoria nel mondiale ha senz'altro dato il suo contributo, ma almeno, come possono testimoniare le foto allegate, si respirava genuino profumo d'Italia un po' dappertutto...



Concludo alla Ciampi: Viva l'Italia!